I fotogrammi dell’omicidio sparsi in tre province e nell’arco di 5 mesi

VIGONZA. I fotogrammi del delitto di Federica Giacomini, la 42enne ex attrice hard ripescata nel lago di Garda dentro un cassone e con la testa fracassata, sono sparsi in 3 province del Veneto e lungo un arco temporale di 5 mesi. Frammenti di un puzzle che gli investigatori stanno provando a comporre da martedì, ossia da quando lo strano sarcofago con il cadavere della donna di Vigonza è stato individuato sul fondale di Castelletto Brenzone (Vr) a circa 100 metri di profondità. Una parte dell’inchiesta viene svolta a Padova e riguarda essenzialmente gli accertamenti sulla salma di Federica, mantenuta in ottime condizioni dalle gelide acque del lago per 5 mesi: dai primi esami del pool di Medicina legale coordinato dal professor Montisci, il delitto sarebbe stato compiuto tra il 14 e il 19 gennaio. Ma il filone più corposo delle indagini è attualmente affidato alla Squadra Mobile di Vicenza, la città dove Federica avrebbe convissuto nelle settimane precedenti alla morte con l’uomo che è ancora l’unico indagato per il suo omicidio, il 55enne bresciano Franco Mossoni. L’appartamento di via Bedeschi a Vicenza considerato l’ultimo domicilio noto della coppia era stato preso in affitto dall’inizio di quest’anno a nome di lei, ma da Mossoni: la padrona di casa non avrebbe mai visto Federica. Che, dopo sole due settimane, è sparita.
Massacrata con pochi, violenti colpi alla testa che le hanno sfondato il cranio, la donna è stata poi sepolta in fondo al lago dentro un cassone di lamiera che Mossoni, riconosciuto da più testimoni del posto, si è fatto aiutare a calare sul fondo del lago spacciandolo per uno strumento di rilevazione indispensabile per le sue ricerche di “biologo marino”.
I prossimi saranno i giorni più difficili, quelli dell’attesa: per gli inquirenti, che aspettano da Padova nuovi indizi sul delitto; per i magistrati vicentini e veronesi, che dagli sviluppi delle indagini attendono certezze anche sulle proprie competenze territoriali; ma soprattuto per i genitori della vittima, costretti a rinviare a chissà quando il commiato dalla loro unica figlia.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova