I funerali di Dalla: «Ciao Lucio, oggi le canzoni non servono»

Lo scrittore padovano Ferdinando Camon ricorda il suo amico scomparso: «Un grande artista fa grande la vita e la grande vita ottiene l’immortalità»
Bologna - 3 marzo 2012 - Camera ardente Lucio Dalla, Gianni Morandi. ANSA / MICHELE NUCCI
Bologna - 3 marzo 2012 - Camera ardente Lucio Dalla, Gianni Morandi. ANSA / MICHELE NUCCI

PADOVA. Chi è il grande morto di cui oggi tutti parlano? Lucio Dalla, un innovatore della nostra canzone. Chi è il morto che vien portato in chiesa a Bologna per i funerali? È un grande artista, un uomo potente nel mondo dello spettacolo, un ricco, un idolo dei media? No, è un uomo. È giusto che la Chiesa faccia un funerale a lui come a tutti, senza canzoni, chitarre, pianole? È giusto, così come a un contadino fa i funerali senza trattori e mucche, e a un carabiniere senza fucili e pistole. La morte è una strettoia tra il di qua e il di là, di qua vale il potere, il denaro, la fama, di là vale il bene o il male che hai fatto. Parlo per chi è credente. Dalla era un credente. Quindi parlo per lui, a nome suo.

Ieri un giornale usciva con una battuta acida: «Soltanto i vescovi italiani potevano vietare di cantare ai funerali di un cantante». Ragioniamo. Intanto, non sono vescovi italiani, sono vescovi cattolici, e «cattolico» vuol dire universale. E poi, cosa vuol dire cantare al funerale di un cantante? Vuol dire ballare al funerale di una ballerina? Allora il funerale diventa una cerimonia non per il morto, ma per il vivo. Lo onora per quel che era nel mondo e per il mondo, come se questo mondo continuasse di là. Dante ha costruito un Inferno e un Paradiso non dividendo gli abitanti tra mercanti, artisti, guerrieri e navigatori, ma tra virtuosi e colpevoli, che di là hanno grande valore per le virtù o grande disvalore per le colpe. Uno in questa vita poteva essere stato un papa, ciò non toglieva a Dante la possibilità di collocarlo nell'Inferno, tra i peggiori dannati, ai supplizi più crudeli. Ce n'è uno tuffato in un pozzo di fuoco, a testa in giù. Da qualche parte c'è un re d'Inghilterra che bussa a un'abbazia, da dentro l'abate chiede: «Chi è?», lui risponde: «Il Re d'Inghilterra», al che l'abate chiude il discorso: «Non vi conosco», e se ne va. Il re bussa di nuovo, «Chi è?», «Un povero peccatore», «Venite, questo luogo è per voi» e la porta si apre.

Essere un grande artista fa grande la vita, e la grande vita merita e ottiene l'immortalità, cioè la memoria eterna. Noi siamo italiani, e ci siamo formati sui "Sepolcri" di Ugo Foscolo. L'idea foscoliana d'immortalità era legata alla grandezza della vita. Dante, Petrarca, Machiavelli, Galileo, Michelangelo, tutti vivono eternamente nella memoria delle generazioni che si susseguono, perché hanno fatto grandi cose, hanno cioè la gloria. Alcuni sono scienziati, altri artisti. Arte e scienza sono valori irrinunciabili della vita, senza arte e scienza la vita degli umani è indignitosa, come la vita dei cani.

Lucio Dalla faceva arte, e grande arte. Sto parlando di un artista che per me era di più, perché era anche un grande amico. Scrivo nella mia casa, dove lui è venuto, per una visita che non gli ho mai restituito: sono in debito con lui, e con tanti altri, più generosi di me. Davanti a me c'è sul pavimento un tappeto, lui s'era accovacciato lì sopra, e io sul divano. Lo guardo come se fosse ancora qui, e quel che scrivo è come se glielo dicessi a voce. Lui cantava divinamente. Ma sant'Agostino si domandava se fosse ammissibile il canto sacro nelle chiese, figurarsi il canto laico.

Benedetto Croce ha ragionato su queste cose, concludendo che lui vorrebbe ammonire i preti che tengono opere d'arte nelle chiese: «Badate, voi praticate il diavolo». Perché la Pietà di Michelangelo ti concentra su di sé e ti fa dimenticare tutto il resto. Dalla era un grande, si chiede un'eccezione per lui. Ma allora Napoleone? Non era forse grande? È entrato con la sua grandezza nel dopo-morte? No, quando è passato di là ha scoperto che quello è un luogo «dov'è silenzio e tenebre / la gloria che passò». Parole di Alessandro Manzoni.

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