I segreti del bunker informatico di Infocamere a Padova

La Camera di Commercio pronta a investire oltre 50 milioni nella struttura: centinaia di server e la guerra agli hacker
CADONI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - VISITA GUIDATA A INFOCAMERE
CADONI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - VISITA GUIDATA A INFOCAMERE

PADOVA. Un cervello, 380 server, 2.500 piattaforme. È la banca dati on line più grande d’Europa, il corpo fisico di tutto il patrimonio di informazioni delle Camere di Commercio d’Italia.

È un’eccellenza assoluta, un gioiello della tecnologia e un luogo da far visitare ai padovani, che però - per gran parte - neppure sanno di averlo dietro casa.

Il cervello di Mario Volpato, matematico e docente dell’università di Padova, l’ha immaginato oltre quarant’anni fa, quando al massimo si poteva parlare di elaboratori, altro che smartphone. Oggi «è un grande big data», dice il presidente della Camera di Commercio Fernando Zilio, aprendo le porte del “bunker” di corso Stati Uniti per una visita rara e insolita.

Ospiti sono cronisti, funzionari di enti locali, il rettore di Ca’ Foscari, qualche dirigente di azienda. Una visita non casuale, perché - come dice sempre Zilio - «per Padova è un momento magico».

Il capitolo 4.0 si sta per chiudere, la Camera di Commercio si è fatta liquidare da Tecno Holding, ora ha in cassa (almeno) una cinquantina di milioni ed è pronta a finanziare innovazione, turismo e promozione del territorio. «Tutti gli attori di questa partita sono in sintonia», aggiunge Zilio, spiegando la magia che sente nell’aria, «e ci sono idee illuminate per fare della città il centro che contamina le start up e le proietta nella modernità».

A marzo le idee saranno presentate in un convegno, alla presenza del presidente di Tecno Holding, quell’Enrico Salza che oggi mette in mano a Zilio le risorse per fare grande Padova e che quarant’anni fa, da presidente della Camera di Commercio di Torino, fu il primo a credere nell’idea di Volpato di mettere in rete tutte le imprese, facendo nascere il Cerved.

Oggi c’è Infocamere, che ha 6 milioni di imprese collegate, 10 milioni di persone, 950 mila bilanci “memorizzati” ogni anno, 5 milioni di protesti e che risponde a 44 milioni di richieste web e 22 milioni di transazioni, per un totale di 66 milioni di operazioni. Sono numeri mostruosi e non gli unici.

Perché il centro dati esibito ha una centrale elettrica autonoma da 20 mila volt, con potenza tale da rendere autonomo un paese di 5 mila persone e che, più concretamente, con gruppi di continuità e generatori alimentati da 20 mila litri di gasolio, garantisce che in un anno il servizio possa mancare al massimo per un’ora e mezza.

Si consumano 5 milioni di Kwh in corso Stati Uniti, anche se la svolta ambientalista è a buon punto e le bollette sono sempre più leggere.

Tutti i dati sono memorizzati in 380 server, ma sono 2.500 quelli attivi, considerando le macchine virtuali. Che hanno memoria replicata, anzi triplicata, per eventuali disastri.

La sfida è tenere tutto alla temperatura giusta e alla massima efficienza, prevenire gli attacchi degli hacker - anche 1.500 al giorno, 200 soltanto ieri - soddisfare ad alta velocità e prevenendo ogni possibile disservizio le richieste dell’utenza. Ogni giorno vengono fatte 80 mila simulazioni per verificare che tutto sia in ordine. E tutto, in effetti, risponde al meglio. Il direttore Paolo Ghezzi nasconde a stento l’orgoglio per questo gioiello autosufficiente, dalla riparazione dei rubinetti allo sviluppo dei software.

Padova riparte da qui.


Cristiano Cadoni
 

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