I soci dell’Atestina accettano la fusione

ESTE. L’assemblea dei soci ha deciso: “sì” all’incorporazione della Bcc Atestina nella Bcc delle Prealpi di Tarzo. Il voto dei soci atestini, assieme a quello dei “cugini” – ormai “fratelli” - trevigiani, ha dato il via libera alla fusione tra l’istituto bancario atestino e il credito cooperativo della Marca. È la prima inedita grande fusione fra banche del credito cooperativo del Veneto caratterizzate da aree operative non contigue: tra Este e la trevigiana Tarzo corrono infatti 135 chilometri. Quasi tre soci su quattro hanno appoggiato dunque il progetto che da quest’estate viene fortemente sponsorizzato dall’attuale Cda della banca atestina, ma anche da Bankitalia e dalla Federazione Veneta delle Bcc. All’assemblea straordinaria di ieri sono stati 584 (sui 2.700 totali) i soci che si sono presentati, ma che hanno portato con loro anche un bagaglio di 842 deleghe. Il voto, che si è tenuto per alzata di mano (salvo costringere alle registrazione elettronica i dissidenti e gli astenuti), ha registrato 1.056 voti a favore, 364 contrari e 6 astenuti. Il dibattito che ha portato al voto è stato molto acceso.
Espletate le formalità e presentato il segretario di assemblea, il notaio Michele Colasanto, il presidente Fabrizio Gastaldo ha dato lettura del progetto di fusione. Il dibattito ha ospitato una netta prevalenza di pareri contrari e fortemente ostili all’aggregazione con Tarzo, espressi in particolare dai membri del Comitato Banca Atestina del Territorio – su tutti il portavoce Stefano Dalla Mutta, l’ex direttore Roberto Greggio, l’ex membro del Cda Antonio Olivato e il sindaco di Este Giancarlo Piva – che hanno avanzato anche alcune richieste prima che si procedesse al voto: la lettura delle considerazioni finali del verbale che Bankitalia ha redatto al termine dell’ultima ispezione e soprattutto la possibilità di votare non per alzata di mano, ma con voto segreto. Piva ha inoltre letto una presa di posizione sottoscritta da altri otto sindaci del territorio, che oltre a criticare l’attuale governance della banca auspicava voto segreto e condivisione del documento di Bankitalia. Oltre ad evidenziare i limiti della fusione sostenuti dal Comitato – perdita di identità, governance dell’istituto bancario trasferita totalmente a Tarzo, scarsa condivisione del progetto con i soci – gli ostili all’incorporazione hanno sottolineato anche alcuni aspetti anomali come i 19 prepensionamenti firmati dalla Bcc («che peseranno nel bilancio 2015 per 2,5 milioni di euro: forse si voleva fare una pulizia per dare a Tarzo una banca più leggera?», ha sostenuto Federica Visentin), l’opera di “repressione” adottata verso chi si dichiarava contrario al progetto («sono socia e dipendente, e noi del “no” siamo stati letteralmente ghettizzati», ha denunciato Milena Zanin) e la recente visita della Guardia di finanza nella sede di via Brunelli. Gastaldo ha risposto ribadendo l’impossibilità di rendere pubblico il verbale di Bankitalia («sarebbe una trasgressione alla legge») e ha minimizzato gli aspetti negativi illustrati dal Comitato, ribadendo che l’aggregazione con Tarzo garantirà sicurezza a soci, clienti e dipendenti. Non sono mancati nemmeno gli interventi a sostegno della fusione, come quelli dell’imprenditore Luciano Zoia, del portavoce veneto di Eurocoltivatori Bruno Mori, del dipendente Maurizio Moscon e soprattutto quello accorato dell’ex consigliere regionale Leonardo Padrin. Incassato il “sì” alla fusione, sono quindi state nominate le due figure che rappresenteranno Este nel nuovo Cda allargato a Tarzo: sono Leonardo Massaro e Lucio Quaglia.
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