I tesori islamici della Scuola Grande di San Rocco

Un monumentale tappeto mamelucco del ’500, le ceramiche, i piatti decorati

VENEZIA. Non solo Tintoretto nelle collezioni della veneziana Scuola Grande di San Rocco, ma anche una raffinata raccolta di arte islamica, dal Quattrocento al Novecento, fatta soprattutto di ceramiche e capolavori tessili che ora è oggetto per la prima volta di una mostra specifica che si inaugura oggi alle 18 nella Sala dell’Albergo, curata da Maria Agnese Chiari Moretto Wiel e Letizia Caselli. Quella stessa Sala dell’Albergo per ornare il bancone della quale viene comprato nel 1568 lo straordinario e monumentale tappeto mamelucco di manifattura egiziana - lungo quasi dieci metri - che è uno dei pezzi forti della mostra, intitolata Ayat, termine che nel Corano si riferisce ai “segni” cosmici che l’uomo è chiamato a contemplare e meditare. L’esposizione - promossa con l’Unesco e l’Ateneo Veneto, che oggi inaugura il suo corso di Storia dell’oreficeria e arti decorative proprio con una lezione sul tappeto islamica, tenuta da Caselli - è stata presentata ieri dalle curatrici e dal Guardian Grando della Scuola di San Rocco Franco Posocco e attraverso le 21 opere esposte unisce quelle del nucleo quattro e cinquecentesco che da sempre l’istituzione possiede a quelle, soprattutto ceramiche, entrate a far parte delle collezioni, negli anni Sessanta del Novecento, attraverso la donazione di Giacomo Bisacco Palazzi che fu a sua volta alla guida della Scuola Grande in quegli anni. L’inventario sistematico di queste opere - esposte tra l’altro sedici ceramiche islamiche di produzione iraniana e nove ispano-moresche - ha permesso una lettura unitaria di queste opere nelle tre sezioni della mostra. La prima ruota sui sincretismi con l’Islam, anche per la raffinatezza delle opere, nella Venezia rinascimentale, legati anche al culto di San Rocco, il cui corpo poggiava nell’urna su un cuscino foderato in seta nasride - tipiche della produzione islamica di Granada - che è tra i pezzi in mostra. Ma motivi islamizzanti erano anche nei cinquecenteschi sportelli in bronzo dell’urna del Santo, anch’essi esposti. La seconda sezione della mostra si concentra sul nucleo omogeneo delle ceramiche islamiche della raccolta, tra cui spicca l’eccezionale piatto policromo di provenienza turca della manifattura di Iznik della fine del Cinquecento. La terza sezione, infine, è dedicata alle ceramiche ispano-moresche, tutte dipinte a lustro metallico. Ma ciascuno potrà trovare - in questa mostra da vedere con attenzione e cura, per scoprirne i veri tesori nascosti - motivi di interesse, come per la settecentesca mattonella persiana con figura a rilievo in ceramica policroma invetriata, da confrontare con le nostre del tempo, o per quella ancora più antica, del Duecento, a forma di stella.(e.t.)

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