Padova, l’acqua potrebbe tornare pubblica: il Comune valuta la gestione in house dal 2028

Il Comune di Padova apre il confronto per riportare in house la gestione del ciclo idrico integrato alla scadenza della concessione con AcegasApsAmga (gruppo Hera) nel 2028

Claudio Malfitano
PADOVA- Biennale di Street Art “Super Walls” MURALES murale del collettivo francese La Crémerie che ha lavorato all’impianto idrico Bottazzo AQUEDOTTO Torre piezzometrica
PADOVA- Biennale di Street Art “Super Walls” MURALES murale del collettivo francese La Crémerie che ha lavorato all’impianto idrico Bottazzo AQUEDOTTO Torre piezzometrica

Il Comune vuole riportare in house la gestione del ciclo idrico integrato. Vale a dire che l’espressione l’«acqua del sindaco» potrebbe tornare ad avere un senso reale e non figurato. È la maxi-operazione su cui nei giorni scorsi è partito il confronto all’interno delle forze di maggioranza di centro-sinistra che sostengono l’amministrazione guidata da Sergio Giordani.

Questo perché a fine 2028 scadrà la concessione trentennale con cui la gestione del ciclo idrico è affidata ad AcegasApsAmga, azienda parte del gruppo Hera. Sembra un orizzonte lontano, ma un’operazione del genere va preparata con molti mesi di anticipo e di sicuro quello dell’acqua sarà uno dei temi caldi della prossima campagna elettorale per le comunali, nel 2027.

I comitati 

A pesare – a proposito di referendum di cui si discute in questi giorni – è soprattutto il voto di 14 anni fa (era il 13 giugno 2011), quando il quesito sull’acqua pubblica raggiunse a Padova il 60% di votanti con una schiacciante vittoria dei sì al 95%.

In pratica oltre 90 mila padovani andarono a votare per chiedere che la tariffa del servizio idrico fosse calcolata in base a un’adeguata remunerazione del capitale investito. Un compito per cui sono nate le autorità d’ambito e l’authority nazionale Arena.

Ma sempre più spesso si è parlato di «referendum tradito» e sono nati comitati per l’autoriduzione delle tariffe e il ritorno a una gestione pubblica del ciclo idrico. Un’occasione che dunque ora si concretizzerà con la scadenza della concessione. A Palazzo Moroni nelle scorse settimane si è aperto il confronto interno alla maggioranza, con Coalizione civica e le associazioni ambientaliste in testa.

Anche i dem sembrano possibilisti, mentre il sindaco Sergio Giordani non si è ancora sbilanciato sul tema. Probabilmente perché il tema sarà argomento di campagna elettorale per le prossime comunali.

La scadenza delle concessioni 

L’occasione, come detto, arriva ora perché il contratto di servizio per la gestione del ciclo idrico integrato, che regola i rapporti tra Palazzo Moroni e AcegasApsAmga, scade a fine 2028, al termine di una concessione trentennale.

C’è una questione tecnica che si apre. L’autorità d’ambito dovrà infatti disporre l’affidamento per il solo perimetro scaduto fino al 2030. Questo perché il territorio padovano da solo rappresenta il 19,1% dell’intero ambito operativo. Bisognerà aspettare dunque che scada anche la concessione dei Comuni dell’ex Apga (quelli della Saccisica) per poter poi disporre un nuovo affidamento.

Nel 2030, dunque, scadendo più del 25% del territorio, l’Autorità d’ambito (Ato) dovrebbe individuare il nuovo gestore unico per il nostro territorio, mentre proseguirebbero fino a scadenza naturale nel 2036 Viacqua (che gestisce 68 Comuni della provincia di Vicenza) e Acque Venete (56 Comuni tra Conselvano, Monselicense, Estense, Montagnanese e alcuni Comuni del Basso Vicentino).

Solo nel 2036 si confluirà nel perimetro della gestione unica.

Nuova società 

Sul futuro affidamento l’autorità d’ambito potrà scegliere tra una procedura ad evidenza pubblica o l’affidamento a società in house, anche eventualmente coinvolgendo gli attuali soggetti gestori.

Su questa decisione, i Comuni, compreso quello di Padova, potranno esprimersi nel consiglio dell’Ato, votando in modo proporzionale alla propria percentuale di partecipazione. Tra le possibilità a cui si guarda con maggiore attenzione c’è quello di confluire in Acquevenete, società a capitale interamente pubblico di proprietà dei Comuni, il cui attuale presidente è il deputato di Forza Italia Piergiorgio Cortelazzo. 

 

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