I tifosi del Padova: «No tessera, ma pronti al dialogo»

Andrea, uno dei capi della Fattori, spiega il no degli ultras alla tessera del tifoso: «Maroni deve togliere quell'articolo 9»
GLI ULTRAS SI SPIEGANO La tribuna «Fattori» all’Euganeo, il settore della frangia più «calda» del tifo Tutti sono contro la Tessera
GLI ULTRAS SI SPIEGANO La tribuna «Fattori» all’Euganeo, il settore della frangia più «calda» del tifo Tutti sono contro la Tessera
PADOVA.
Andrea, lei è uno dei capi della tribuna «Fattori», all'Euganeo. Perchè tanto ostracismo da parte vostra nei confronti della Tessera del tifoso?
«I motivi sono infiniti. Il principale è per le bugie che ci hanno propinato sino ad oggi. Il ministro Maroni aveva parlato due anni fa, con tanto di filmati in Lega, di un'iniziativa studiata e attuata per fidelizzare e avvicinare la gente al calcio, non di uno strumento di schedatura e repressione. Ad oggi si può dire di tutto sulla Tessera, ma il dato di fatto è che solo repressiva, e l'Osservatorio del Viminale, fra le righe delle sue circolari, lo fa capire. Il nostro è l'unico Stato in Europa dove si sia adottata una misura del genere. La Tessera viene imposta come obbligatoria, non è frutto di una libera scelta, e viola palesemente i diritti del cittadino».


Perchè?
«Perchè si può trasformare in carta di credito con contratti sottoscritti con questa o quella banca (vedasi gli abbonati al Milan) e perchè l'articolo 9 delle disposizioni che ne regolano il rilascio è pesantissimo».


Spieghiamolo, allora, questo articolo 9.
«Se io, ad esempio, mi macchio di qualche colpa dentro ad uno stadio, oggi finisco davanti ad un giudice, vengo processato e subisco una condanna. Poniamo che prenda tre anni, se ho la Tessera del tifoso questa mi viene ritirata e mi ritrovo un Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive, ndr) di 5 anni, dunque due in più. Ma basta anche di meno perchè me la tolgano e venga diffidato ugualmente per 5 anni. Non so, una semplice discussione o una lite può costarmi molto».


Che cosa chiedete allora?
«Di copiare i modelli tedesco, inglese e spagnolo: lì le trasferte non sono vietate e le società sono libere di fare il loro business. E poi nel protocollo sottoscritto con le Leghe, la Federcalcio e il Coni sono state fissate regole precise per consentire a chi non è tesserato di seguire la propria squadra fuori e di occupare settori degli stadi appositamente riservati. Perchè, dunque, si continuano a disattendere? Chiediamo il rispetto di quelle norme, non che ci sia vietato tutto con cambiamenti di giorno in giorno, se non di ora in ora com'è accaduto per Genova e Bologna in Coppa Italia. Rispetto per i diritti di liberi cittadini».


Che significa stare in silenzio 30' e poi cantare ed incitare il Padova per il resto della gara? Difficile credere ad un atto d'amore, come l'avete etichettato.
«Ci è costato, lo "sciopero", ma vogliamo far capire quanto ci pesi subire queste limitazioni. La Tessera non la faremo mai in simili condizioni».


C'è possibilità di dialogo?
«Certo. Chiediamo un incontro a Cestaro, ma anche a chi voglia discutere seriamente di tutti i problemi collegati alle trasferte. La Federsupporter, l'unica federazione di tifosi con cui era aperto il confronto, ha "scaricato" l'Osservatorio dopo il continuo, mancato rispetto della determinazione del 19 luglio sui non tesserati. Significherà pure qualcosa, o no? E poi, acquistando i biglietti per le partite fuori come avveniva prima, non fornivamo già i nostri dati a chi di dovere? Che altro si vuole ancora?».


Sabato c'è il Modena. Adotterete altre iniziative di protesta?
«Vedremo, ne discuteremo in settimana».

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