I vertici del supermarket accusati di omicidio colposo

ALBIGNASEGO. La tromba d’aria aveva scoperchiato tetti, ammaccato auto con la caduta di rami e alberi, provocato veri e propri blocchi stradali. Chissà se ha pesato nella tragedia che più ha sconvolto Albignasego quel giorno, al di là del maltempo: la tragica morte di Rosanna Roveccio, sessantenne originaria di Napoli, residente in vicolo Toscanini 22/C, rimasta schiacciata sotto il peso di una vetrata del supermercato Lazzarini che le è piombata addosso all’improvviso. E l’ha uccisa dopo sette mesi di lenta e sofferta agonìa. Almeno questa è la ricostruzione del pubblico ministero padovano Luisa Rossi che ha sollecitato il processo nei confronti di tre amministratori della società Piovanello snc, ditta proprietaria del supermercato che si trova in via Cesare Battisti 67. Si tratta di Giuseppe Piovanello, 82 anni di Albignasego in via Isonzo, il patron e fondatore dell’emporio, con i figli Maurizio, 50 anni residente a Due Carrare in via Mattei, e Andrea, 46 di Albignasego in via Don Minzoni: i tre sono accusati di omicidio colposo. Qual è l’accusa che, in particolare, viene contestata? Inizialmente il magistrato avviò l’inchiesta senza indagati: all’indomani dell’incidente, avvenuto il 23 luglio 2010, aveva ricevuto un rapporto dai carabinieri della stazione di Albignasego che erano intervenuti sul posto. Per mesi le condizioni di Rosanna Roveccio erano rimaste gravissime ma stazionarie. Poi, il 7 febbraio 2013, la morte. A quel punto il pm Rossi ha affidato al dottor Claudio Terranova dell’Istituto di medicina legale di Padova una consulenza per trovare soluzione a un quesito delicato e fondamentale: c’era un nesso di causalità tra il decesso e le lesioni provocate dalla caduta della vetrata? L’esperto ha fornito la sua risposta e l’inchiesta è stata chiusa con la richiesta di processo per i tre.
Quel 23 luglio 2010, a metà pomeriggio, Rosanna e il marito Bertillo Boaretto vanno al supermercato, poco lontano da casa, per fare alcune spese alla vigilia della partenza per le vacanze: si erano trasferiti da poco nel paese per stare accanto alla figlia Anna (oltre a lei hanno un altro figlio, Daniele). D’improvviso il tempo volge al peggio e arriva la tromba d’aria mentre la coppia ha appena saldato il conto e sta uscendo dal negozio. Tuttavia, accorgendosi che c’è la grandine, preferisce rientrare e aspettare nello spazio tra le casse e l'uscita: questione di qualche minuto e il ritorno a casa poteva essere “meno bagnato”. All’improvviso la vetrata posta sopra l’ingresso, a sei metri d’altezza, precipita e investe in pieno la sfortunata signora che non fa in tempo a spostarsi e mettersi in salvo. Oltre a lei, anche un ragazzo rimane lievente ferito. Fin da subito le condizioni di Rosanna Roveccio appaiono disperate: la donna trascorre gli ultimi mesi ricoverata nel reparto Lungodegenza dell’ospedale di Padova. Secondo la procura c’è una responsabilità colposa in capo ai Piovanello. Nel 1994 non avrebbero provveduto a far installare correttamente la vetrata perché tre viti e i tasselli di fissaggio del lato superiore erano stati applicati sullo spigolo interno della parete, ovvero nel bordo del muro e non al centro. In più non avrebbero vigilato e impartito idonee istruzioni al momento del lavoro. L’impatto era stato micidiale per Rosanna Roveccio che aveva riportato un trauma cranico con una profonda emorragia cerebrale e una frattura vertebrale con un pesante deficit neurologico. Il giorno della morte della congiunta, i familiari avevano presentato una denuncia. La figlia Anna e il marito Bertillo si sono costituiti parte civile tutelati, rispettivamente, dall’avvocato Roberta Brigato e dal legale Simone Zancani. Sulla richiesta di processo deciderà il gup Lara Fortuna il 26 novembre.
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