Il batterista con il nome di un cinema

Veneziano, figlio di gondoliere, Bruno Baldini decise di chiamarsi Quirinetta, e fu un successo

di Carlo Montanaro

“El topo reperido”, ma anche “Toni me toca”, e perfino “Mona mona mona Calipso”, perché se, come ricordava degli anni ’40/’50 Lelio Luttazzi, lui faceva Jazz, Bruno Quirinetta si era invece specializzato nel repertorio latino-americano. I più attenti cultori dello spettacolo avranno festeggiato la recente riapertura di uno storico locale romano, il “piccolo Quirino” chiamato sin da subito “La Quirinetta”, che, mitico cinema epperdipiù d’essai dagli anni ’40 ai ’90, si riprorrà ora come teatro. Negli anni ’30, appena costruito e splendidamente arredato dal futuro cantore del regime, architetto Marcello Piacentini, “La Quirinetta” offriva anche cibi e musica. E fu lì che, lasciata la città lagunare dove lui, figlio di gondoliere, si era appassionato di musica esordendo in formazioni che si esibivano tra l’Excelsior e il Martini, alla fine approdò. Lui, che, classe 1911, all’anagrafe Bruno Baldini, diventò poi talmente famoso come percussionista e batterista, da potersi mettere in proprio assumendo come pseudonimo proprio il nome del locale che l’aveva lanciato. Nel dopoguerra erano parecchie le “orchestre” che suonavano tra Night e sale da ballo: Carosone, Marini, Martino, Buscaglione,... Un modo di intrattenere e far spettacolo che piano piano il cinema e la TV, insieme alle discoteche, hanno cancellato. Tra tutti costoro Bruno Baldini-Quirinetta si era ricavato uno spazio importante anche, ma non solo, giocando con il dialetto come più tardi faranno i “Pitura Freska”. Fu il primo, Baldini, ad evitare le pause tra le canzoni proponendo un continuo di ritmi latino-americani che scatenavano i ballerini. Ma fu anche il musicista che fece esordire, nel 1949, Jula De Palma, una delle voci più modernamente sensuali della musica leggera italiana. Quando, poi, Ferruccio Ricordi in arte Teddy Reno fondò a Milano la mitica etichetta CGD, chiamò proprio Quirinetta ad incidere il primo disco prodotto. Paiono passati secoli mentre sono solo una cinquantina d’anni.

Forse sarà per questo che Luigia Da Re, trovato un gruppo di immagini dell’Orchestra Quirinetta da un rigattiere a Venezia mentre cercava materiali d’arredo per il set di Indiana Jones e l’l’ultima crociata, immagini che solo un paio d’anni fa le son tornate in mano, sta pensando di rievocare nella sua città natale la figura di questo musicista scomparso nel 1961. Riuscirà la città Serenissima, ad aiutarla a celebrare il centenario della nascita di un artista capace d’impegno e di ironia nel settore del divertimento più leggero e, se vogliamo, correttamente nazionalpopolare?

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