Il capannone della Doni non è in regola Bloccato e multato

CEMENTO E FERRO Il capannone della Doni in costruzione in via Regia
VIGONZA.
Stop al gigantesco capannone della Doni in via Régia. Con un'ordinanza il Comune ha sospeso cautelarmente la realizzazione della struttura metallica in ampliamento retrostante la sede della ditta siderurgica. I lavori, si legge nel documento, sono stati «realizzati in difformità dalla denuncia di inizio attività». La decisione è stata presa in seguito al sopralluogo effettuato dal personale dello sportello per l'edilizia privata. Il quale ha rilevato che la ditta sta costruendo «una struttura metallica in ampliamento sul lato sud del carro ponte esistente, consistente nel posizionamento di due pilastri, capriata e sovrastante struttura di copertura con pannelli delle dimensioni di 21.80 metri per 7.40 per un'altezza di circa 9.50 e una superficie coperta di 70 mq». A denunciare il presunto abuso a sindaco, ufficio tecnico comunale, vigili e carabinieri è stata la famiglia Favaro di via Goldoni. I Favaro avevano sollecitato un immediato sopralluogo nella proprietà della Doni per verificare se «quanto si sta costruendo ha le dovute autorizzazioni, il permesso della Soprintendenza Beni Ambientali, visto che la costruzione è sulla fascia di rispetto del Brenta, e il permesso idraulico». L'urgenza, per i Favaro, era dettata dal fatto che «l'erigendo capannone, la cui struttura portante è in cemento armato e copertura in ferro, è già alto più di 12 metri, non rispetta le distanze dal fabbricato e una volta ultimato arrecherà un danno permanente ai nostri immobili confinanti». I vigili hanno effettuato una serie di ispezioni mentre lo Spisal ha comminato una sanzione e sospeso l'attività del cantiere fino alla messa in regola dal punto di vista della sicurezza. Ai Favaro, però, non basta. «Quel cantiere era fermo da 8 anni e improvvisamente ha ripreso a lavorare, secondo noi abusivamente», dichiara Paola Favaro che si è già rivolta a un legale. «Vogliamo sapere se i lavori in corso non siano una forzatura del più forte in attesa di un condono o di una modifica successiva del piano regolatore che lo autorizzi seppure a sanatoria e lo legittimi urbanisticamente».
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