Il cuore bionico sarà tutelato da un brevetto internazionale

L’Azienda ospedaliera universitaria rileva quota parte  della proprietà intellettuale  in partnership con il gruppo  di ricerca che segue il progetto

Cinquanta milioni di euro e cinque anni di lavoro: sono questi i “parametri” del cuore bionico a cui sta lavorando il professor Gino Gerosa con un’equipe di ricercatori. Il lavoro per arrivare a ideare, sperimentare e quindi produrre e impiantare il cuore bionico prosegue. Ma oltre al fabbisogno finanziario per alimentare l’attività di ricerca, serve mettere al riparo quanto fin qui ideato.

«Il progetto del cuore bionico» conferma il cardiochirurgo, «è tutelato da brevetto in Italia e in Europa, manca però quello internazionale. L’Azienda ospedaliera ha deciso di rilevare una quota della proprietà intellettuale, condividendola quindi con il nostro gruppo di ricerca. L’Azienda, quindi, investirà delle risorse sul progetto e ci permetterà di ottenere il brevetto internazionale. Dal punto di vista strategico è un passaggio molto importante oltre che uno step necessario».

Detenere il brevetto internazionale sul cuore bionico, del resto, significa che solo questo gruppo di ricerca potrà produrlo. Una “esclusiva” che è moneta spendibile per attirare eventuali finanziatori.

«Abbiamo molti contatti ma nessuna concretizzazione quanto a finanziamenti» rileva Gerosa, «la mia idea è che la strada migliore sia una sinergia pubblico-privato. Con i 50 milioni in cinque anni di lavoro ritengo che il cuore bionico possa diventare realtà». Un’accelerata alla ricerca anche in questo ambito arriva dal Life-Lab: «Il cuore a cui stiamo lavorando» conferma Gerosa, «è bionico proprio perché alla parte meccanica se ne aggiunge una biocompatibile, ovvero il tessuto di rivestimento interno». —

E. L.

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