Il futuro tram lungo l’asse della Smart city tra stazione e Padova Est uno ogni 3 minuti

Ventidue tram all’ora, uno ogni tre minuti. C’è un asse che diventerà predominante nel nuovo sistema di trasporto pubblico immaginato dal Comune per intercettare 335 milioni del Recovery Fund. È quello della smart city, e forse non è un caso se la nuova rete cittadina sia stata chiamata Smart utilizzando l’acronimo “Sistema Metropolitano a Rete Tramviaria”. Il massimo della frequenza oraria di passaggi si avrà infatti lungo l’asse che dal centro, cioè piazza Garibaldi, passa dalla stazione e arriva a Padova Est con il nuovo ospedale di San Lazzaro.
ASSE DELLA SMART CITY
Nella programmazione urbanistica (anche un po’ disordinata) degli ultimi anni, lungo l’asse centro-stazione-Padova Est sono state collocate le più importanti funzioni cittadine, spostando il baricentro urbano nettamente verso est.
Ogni tre minuti dunque passerà un tram da piazza Garibaldi alla stazione, dove c’è il centro intermodale con i collegamenti verso la provincia con il terminal delle corriere interurbane ma con anche quelli verso il resto del Paese, grazie al progetto di sviluppo dell’Alta velocità. Un tram ogni tre minuti anche lungo l’asse di via Tommaseo – via Venezia passando per il tribunale e quindi la fiera con il nuovo centro congressi in grado di ospitare appuntamenti da 3 mila persone. Più lo Smact, il competence center del Nordest che dovrà far incontrare ricerca, sviluppo e produzione. E infatti tra i padiglioni della fiera troverà spazio anche la nuova sede della facoltà di Ingegneria, che si aggiunge alla grande area universitaria di Psicologia e Biologia del nord Piovego. Poco più avanti la Cittadella della Stanga, il centro delle istituzioni economiche e fulcro della futura smart city, cioè un’area a forte trazione di innovazione e presenza di start up.
Proseguendo verso est il tram supererà la Stanga imboccando via Grassi e subito dopo via Anelli: il Bronx ormai non esiste più e si stanno gettando le basi per una nuova importante funzione: la futura questura dove lavoreranno 400 persone. Quindi l’asse commerciale di via Venezia con il centro Giotto e gli altri grandi megastore. Fino ad arrivare al palasport San Lazzaro e quindi al nuovo polo sanitario che nei progetti più ambiziosi del primo cittadino Sergio Giordani, del rettore Rosario Rizzuto e del governatore Luca Zaia dovrebbe ospitare anche il campus della Scuola di Medicina e un centro di livello europeo per il biomedicale.
OLTRE 50 MEZZI IN SERVIZIO
Un insieme di luoghi che diventeranno raggiungibili in pochi minuti grazie ai 55 mezzi in servizio quando la rete di otto linee sarà completata (nel 2027, secondo le ottimistiche previsioni dell’amministrazione). I tecnici hanno calcolato una possibile riduzione dei tempi di spostamento in città del 25%. Con i benefit della riduzione delle emissioni inquinanti e del rumore, della moderazione del traffico con una minore incidentalità e il miglioramento della ciclabilità.
Le otto “linee smart” previste verranno ricavate combinando i capolinea delle tre linee infrastrutturali i cui binari saranno realizzati nei prossimi anni. È in pratica la combinazione di cinque capolinea diversi (Pontevigodarzere, Guizza, Voltabarozzo, Rubano e Bus di Vigonza) con un grande centro di interscambio in piazzale Stazione. Il vantaggio è che non si dovrà scendere da un tram per prenderne un altro, ma semplicemente aspettare il passaggio del mezzo che va nella direzione desiderata.
I TRAM A QUATTRO CARROZZE
L’altra novità è che in occasione della costruzione della terza linea arriveranno anche i mezzi Translohr a quattro elementi, come quelli di Mestre e Venezia. Si passerà quindi dai tram utilizzati oggi a tre casse lunghi 25 metri con una capacità (ovviamente a pieno carico e senza limitazioni Covid) di 164 passeri, a quelli lunghi di 32 metri capaci di contenere 238 passeggeri. Nell’universo Translohr esistono anche mezzi a cinque e addirittura a sei casse, con il massimo di 46 metri di lunghezza e 358 passeggeri. Il grosso problema però è che dovranno essere adeguate le fermate che a Padova sono dimensionate solo per i mezzi con tre moduli. Ma la disponibilità di fondi, grazie al Recovery Fund, spinge a pensare in grande. —
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