Il giovane scartato alla leva e la presunta spia

Le cronache dell’epoca raccontano di due uomini che la storia dovrà conoscere: Hitler e Lenin
Moscow, Russia --- Vladimir Ilich Lenin Moscow 1918 --- Image by © Leemage/Corbis
Moscow, Russia --- Vladimir Ilich Lenin Moscow 1918 --- Image by © Leemage/Corbis

Ci sono anche due personaggi della serie “diventeranno famosi”, nelle cronache dell’inizio della Grande Guerra; per ora, recitano il ruolo dei comprimari. Il primo è Adolf Hitler. All’epoca ha 25 anni, è austriaco, è nato a Braunau am Inn, vicino a Linz, terzo di cinque figli. Nel gennaio 1914 sostiene la visita di leva, ma viene giudicato inidoneo perfino ai servizi ausiliari, perché “gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto nell’intero aspetto da sembrare tisico”, come recita la relazione compilata al suo riguardo. Vivendola come un’umiliazione, Hitler decide di arruolarsi come volontario nel 16mo reggimento di fanteria bavarese dell’esercito tedesco, ottenendo i gradi di caporale: lì incontrerà il suo futuro delfino del Reich, Rudolf Hess, che come tenente in quella fase è suo superiore. Viene impegnato in Francia e in Belgio; nel 1916 viene ferito a una coscia durante la battaglia della Somme, e dopo un ricovero ospedaliero torna al fronte, nelle Fiandre, dove si distingue fino a ottenere la croce di ferro. Nel settembre 1918 subisce un’altra ferita in Francia, a Cambrai, in uno scontro a fuoco con gli inglesi. Uno di loro, Henry Tandey, vedendolo a terra decide di risparmiargli la vita. Anni dopo, parlando di quell’episodio, dirà: «Dio sa quanto mi dispiace di non averlo ucciso».

L’altro personaggio è Vladimir Ilic Ulianov, altrimenti noto come Lenin. All’epoca ha 44 anni, ed è già riconosciuto come uno dei leader del movimento rivoluzionario russo; da qualche tempo si è trasferito in Galizia, a Neumarkt, a una sessantina di chilometri dalla frontiera con la Russia. Nei primi giorni della guerra, la polizia austriaca arresta tutti gli stranieri appartenenti a nazioni nemiche. L’8 agosto tocca a lui, ritenuto una spia. In suo favore interviene il capo dei socialdemocratici austriaci, Viktor Adler, il quale fa presente alle autorità viennesi un dettaglio tattico: rimesso in libertà, Lenin avrebbe potuto rappresentare un riferimento per la propaganda contro la Russia zarista. Gli austriaci si convincono, e lo scarcerano. Il futuro leader della rivoluzione d’ottobre può così riparare nella neutrale Svizzera, da dove proseguirà la sua opera. Rientrerà in patria il 16 aprile 1917, e preparerà l’insurrezione che all’alba del 25 aprile porterà alla conquista del Palazzo d’Inverno. (f.j.)

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