Il gip Paola Cameran da lunedì a Trieste

Lascia la “sua” Padova dove ha studiato al liceo “Tito Livio” e alla facoltà di Giurisprudenza prima di lavorarci in veste di magistrato. Un saluto pieno di emozione quello di ieri al Palazzo di...

Lascia la “sua” Padova dove ha studiato al liceo “Tito Livio” e alla facoltà di Giurisprudenza prima di lavorarci in veste di magistrato. Un saluto pieno di emozione quello di ieri al Palazzo di giustizia per Paola Cameran, dal gennaio 2008 gip in città, da lunedì a Trieste (per sua scelta) alla Procura generale presso la Corte d’appello. Commozione ed emozione perchè a Padova ha lasciato il segno con tante inchieste. Figlia di un cancelliere, fin da giovanissima ha coltivato il sogno della toga, vincendo il concorso in magistratura a 27 anni. Prima sede, il tribunale di Vicenza. Il suo primo processo è da cronaca nazionale: è nel collegio giudicante che condanna i sequestratori del ventenne vicentino Carlo Celadon, rapito da una banda di calabresi e ostaggio per due anni. A Padova arriva nel 1990 in procura: «Ho cominciato a occuparmi di ambiente, malattie professionali e infortuni sul lavoro». Dopo aver chiuso l’indagine, è pubblica accusa nel primo processo alle Officine Meccaniche Stanga per i morti (e i malati) in seguito a esposizione all’amianto: «Una sentenza confermata in appello che ha fatto storia nella giurisprudenza della Cassazione» ricorda con orgoglio. Arrivano altre clamorose inchieste, dal doping nel ciclismo allo scandalo delle valvole killer. «Ero il pm di turno, mi trovai fra le mani il rapporto sulla morte di Antonio Benvegnù: l’autopsia aveva rilevato che si era rotta la valvola appena impiantata...». Dal 2003 al 2008 è giudice nel tribunale di Cittadella e celebra il processo sull’avvelenamento della falda tra Bassano e Tezze dovuta al cromo esavalente, condannando il titolare dell’impresa inquinante. Infine il rientro a Padova come gip: è lei a firmare una serie di importanti ordinanze di custodie cautelare per traffico di rifiuti, per colpire un’holding del crimine che svuotava le aziende del Nordest intascando i soldi delle complesse quanto irregolari operazioni finanziarie (il clan Catapano) e per mettere fine alla cosiddetta “cricca della logistica”. Da lunedì cambierà ufficio e città. Da pendolare, visto che a Padova ha un marito ingegnere e due figli.

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