Il gran bordello della sexy maitresse

Una “self made maitresse” con il pallino dell’estetica. Erika Tamas, ungherese di Budapest, 36 anni portati allegramente, gestiva un giro di prostitute ventenni nel suo appartamento di via Gattamelata 134/c. Ufficialmente era responsabile di un centro di estetica ben avviato (estraneo alla vicenda), in via Trieste al civico 2. Tuttavia, grazie a una sinergia con un uomo di Budapest, Erika Tamas si faceva mandare settimanalmente ragazze perché si prostituissero nel suo appartamento. Un business che le garantiva un reddito annuo ben più alto rispetto ai 10 mila euro che dichiarava come titolare del centro di estetica. Sarà la Finanza, ora, ad accertare l’esatta dimensione dell’evasione fiscale e a notificare le sanzioni.
Gli affari andavano così bene che Erika Tamas aveva anche posato per un calendario sexy le cui copie lei stessa regalava ai clienti più simpatici. Il segreto del suo successo era semplice: le ragazze, rigorosamente ungheresi, cambiavano ogni settimana. Le loro “performance” venivano reclamizzate su siti internet di escort. I prezzi, decisamente alti (anche mille euro per una notte) garantivano, in cambio, riservatezza e professionalità.
Ogni ragazza incontrava dai tre ai cinque clienti al giorno: inutile dilungarsi sulla tipologia del frequentatore: come cliente tipo c’è tutta la Padova maschile. Il 50 per cento degli incassi, per accordo, finivano nella borsetta di Erika Tamas. E a stroncare lo sfruttamento delle ragazze ci ha pensato nei giorni scorsi la polizia. La donna, infatti, è stata arrestata dalla Squadra Mobile diretta dal vicequestore aggiunto Marco Calì. L’accusa è sfruttamento della prostituzione. L’appartamento di via Gattamelata è stato sequestrato, ma già restituito al proprietario come disposto dal gip Lara Fortuna, che ha firmato il dispositivo su richiesta del sostituto procuratore Benedetto Roberti.
Gli agenti hanno iniziato a indagare nell’ottobre scorso. In questura qualche settimana prima, infatti, erano arrivati alcuni esposti di residenti e vicini di casa della donna. Una di queste lettere, in particolare, parlava addirittura di prostituzione minorile (la polizia ha accertato che le ragazze erano tutte maggiorenni, sebbene giovanissime). Così nel giro di due mesi gli investigatori hanno fotografato i clienti, ascoltato le conversazioni con le escort, certificato il turn over (che ha interessato anche appartamenti di Firenze e Mantova), preso a verbale più di una ragazza (che ha raccontato di aver pagato Erika Tamas per aver utilizzato il suo appartamento).
Erika Tamas nelle settimane scorse aveva intuito che il suo (hard) “core-business” stava per subire la mazzata definitiva. Per questo era ritornata in Ungheria. Nei giorni scorsi, tuttavia, complice il fatto che non poteva lasciare il centro estetico senza una responsabile, è tornata a Padova. Lei pensava per una toccata e fuga. Ma ha trovato la polizia che l’ha arrestata.
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