Il killer: «Mi ha puntato l’arma, ho cercato di reagire e ho sentito un colpo»

L’autore del delitto di Piombino Dese crolla dopo otto ore di interrogatori ma la confessione è ancora piena di vuoti e contraddizioni
Renato Rossi
Renato Rossi

PADOVA. Per molte ore, dalle 10 di martedì mattina, ha tenuto duro, confermando solo normali e corretti rapporti di lavoro con il consulente aziendale di Moncler, Ezio Sancovich. Poi, incalzato da contestazioni sempre più pesanti, ha confessato l’omicidio, tanto che l’avvocato Paolo Zorzi è stato convocato in caserma nel pomeriggio per l’interrogatorio con tutte le garanzie difensive previste dal nostro ordinamento nei confronti di un indagato. Renato Rossi, visibilmente scosso, gli occhi arrossati e un pensiero fisso alla compagna e al figlio, è crollato: «Non so cosa sia accaduto... Mi ha cacciato dall’auto... Poi mi sono ritrovato con la pistola puntata contro... Ho reagito ma ricordo solo un colpo». E, invece, i colpi mortali che hanno ucciso Ezio Sancovich sono stati tre. E tutti hanno centrato la testa, lo spazio tra la tempia e lo zigomo sinistro della vittima, morta quasi all’istante.

Ma durante la confessione, Renato Rossi non si è stancato di precisare. Correggere. Minimizzare la propria responsabilità. E scaricare tutto (o almeno molto) sulla vittima, accusata di averlo cacciato dall’auto («Non ho ancora capito perché» dirà agli inquirenti), di essersi presentato con quella pistola P38 calibro 9, di averla impugnata e puntata contro di lui, costretto a scendere dall’abitacolo. Rossi avrebbe parlato di un ultimo tentativo di parlare con il suo interlocutore, salvo poi ritrovarsi quella pistola puntata in faccia. Lui, ha sottolineato, dell’arma non sapeva nulla. Anzi, ha dichiarato di non avere il porto d’armi. Eppure una smisurata passione per le armi è evidente nel suo profilo Facebook dove risultano pubblicate foto che lo ritraggono vicino a fucili e pistole di vario tipo. Addirittura non mancano foto di due bambini che imbracciano fucili, indicati come un nipotino e la figlia piccola. Delitto d’impeto? Lite degenerata? E come spiegare il tergicristallo e lo specchietto retrovisore, dal lato guida dell’auto Bmw della vittima, danneggiati?

Bmw della vittima, retrovisore e tergicristallo stranamente piegati
PUCCI -FOTOPIRAN - PIOMBINO DESE - PARTICOLARE AUTO SANCOVICH

A dividere i due un debito che, secondo la versione di Rossi, ammontava a poche migliaia di euro. Un debito che quest’ultimo avrebbe dovuto saldare per una serie di affari realizzati con Sancovich conosciuto 5, 6 anni fa nell’ambiente di lavoro: da allora si vedevano spesso per questioni professionali. Tre anni fa – ha sempre raccontato l’indagato – avevano acquistato dei capi d’abbigliamento per rivenderli. Ma Sancovich era pure un cliente della sua ditta di design, la Duerre. Di questo stavano chiacchierando lunedì: l’appuntamento era stato concordato con una telefonata avvenuta intorno alle 17.

BELLUCO - FOTO PIRAN - PIUOMBINO DESE - LUOGO OMICIDIO SANCOVICH
BELLUCO - FOTO PIRAN - PIUOMBINO DESE - LUOGO OMICIDIO SANCOVICH

Alle 18, 18.30 Rossi si presenta all’esterno della sede della società Industries a Trebaseleghe, in attesa del manager-consulente. Quando Sancovich esce dall’azienda, insieme si avviano verso la Bmw, mentre l’auto di Rossi resta parcheggiata nell’area aziendale. Dove si sono diretti? Rossi non lo spiega, limitandosi a parlare di un “giro” in macchina per trattare di affari e ribadendo di essere confuso. Ribadisce di essere salito nell’auto di Sancovich. E aggiunge: «Non c’erano grossi conflitti tra noi». Dovevano chiudere quella grossa partita dell’investimento fatto tre anni prima. D’improvviso i ricordi si annebbiano e si moltiplicano i buchi neri. Rossi dice di essere stato obbligato a scendere. Anzi, di essere stato cacciato dall’auto che si è fermata in quella strada di campagna. Non ricorda nulla, se non la portiera dell’auto spalancata da Sancovich, la pistola puntata contro di lui, la sua reazione per difendersi insieme al rumore di un colpo. Tuttavia avrebbe aggiunto di non rammentare di aver sparato. Dal luogo del delitto, a piedi, avrebbe raggiunto il parcheggio dove si trovava la sua auto per rientrare a casa.

 

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