Il manager delle cosche viveva in una casa Ater

PADOVA. «Sono 25 anni che mastico ’ndrangheta». Ride Massimo Dalla Valle, 53 anni, il padovano “manager” delle cosche di Siderno. Ride al telefono mentre organizza la spedizione di un carico di 20 tonnellate di cioccolato Lindt rubato. Ride perché da semplice faccendiere è riuscito a risalire la scala gerarchica fino a diventare l’uomo di fiducia di personaggi del calibro di Vincenzo Crupi e Vincenzo Macrì. Ride perché riesce a vivere la sua doppia vita in modo assolutamente mimetico. Padovano doc, figlio del geometra Giovanni Dalla Valle e di Lauretta Furlan ex segretario provinciale della Lega Nord, residenza all’ombra della Specola in una casa Ater di via Riello 8, domicilio in Olanda e una nuova famiglia in Ungheria. Il suo nome e le sue conversazioni telefoniche sono entrate nell’inchiesta condotta parallelamente da due procure: quella di Latina e quella di Reggio Calabria. A Latina gli contestano l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina tra Olanda e Italia. A Reggio invece viene inquadrato in un contesto più pesante di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alla ricettazione di merce rubata. Con il lavoro degli investigatori dello Sco della Polizia e del Ros dei carabinieri è emersa la figura finora anonima di Massimo Dalla Valle.
Esperto nelle spedizioni
Gli investigatori hanno intercettato un business tra Italia e Olanda in grado di far finire milioni di euro nelle casse della ’ndrangheta. Le indagini si sono concentrate sulle famiglie Comisso e Crupi considerate ai vertici del clan locale di Siderno che annovera ramificazioni in Olanda e Canada ma anche su quella degli Aquino-Coluccio, importante clan ’ndranghetista attivo a Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria). Dalla Valle spicca nell’attività del clan di Siderno. Massimo Dalla Valle ricopriva un ruolo da vero e proprio manager. Reperiva i camion, decideva le rotte, si informava delle situazioni contingenti lungo i percorsi e, in caso, modificava la tabella di marcia. Parlava in inglese, olandese e ungherese. Si rapportava di continuo con i due big dell’organizzazione: Vincenzo Crupi e Vincenzo Macrì, della ’ndrina di contrada Donisi di Siderno. Telefonava a loro, poi all’estero, poi ancora a Padova. Il primo novembre 2014 proprio Massimo Dalla Valle mette al corrente Vincenzo Crupi che il lunedì successivo avrebbe avuto un appuntamento nella città del Santo con un personaggio interessato ad acquistare addirittura l’intera partita di cioccolata e disposto a caricarla lui stesso in Olanda. Entusiasta, il calabrese lo invitava a venderla direttamente in quanto aveva urgenza di disfarsene. Nella conversazione Dalla Valle precisava inoltre di avere fissato il prezzo a 12 euro al chilo perché aveva promesso 2 euro di guadagno al chilo ad un intermediario.
Infiltrazione tutta padovana
Si è sempre parlato di “infiltrazioni” mafiose pensando a una specie di invasione dal sud Italia e, in effetti, da Crisci a Catapano è sempre stato così. Stavolta, però, l’ingranaggio scoperto come parte integrante di un “sistema” criminale è padovano-doc. Dalla Valle è riuscito a entrare in contatto con i clan calabresi e soprattutto è riuscito ad accreditarsi ai loro occhi. Nella sua fedina penale c’è solo qualche precedente per truffa e questo gli consentiva di muoversi liberamente negli aeroporti di tutto il mondo senza far scattare gli “alert” delle forze dell’ordine.
La famiglia
Il padre Giovanni Dalla Valle e la madre Lauretta Furlan hanno lavorato sodo una vita intera e sono riusciti a guadagnare il denaro necessario per venire a vivere nel centro della città. Qualche anno dopo il matrimonio hanno acquistato una palazzina di tre piani in riviera Mussato, dove si sono stabiliti con i tre figli ancora piccoli. Ognuno di loro poi ha seguito la sua strada. Davide Dalla Valle è il titolare di un’agenzia immobiliare in via Euganea. Giovanni Dalla Valle gestisce insieme alla moglie Susanna il ristorante De Laura di Arquà Petrarca. Anche Massimo, per un periodo, ha frequentato Arquà Petrarca. La sua prima moglie è Daniela Callegaro, sorella dell’attuale vicesindaco di Arquà Gianni Callegaro. Sempre Massimo, non si sa come, è riuscito a guadagnarsi il diritto a vivere in una casa Ater di via Riello in zona Specola. Ora si è rifatto una vita in Ungheria: si è risposato ed è diventato padre per la terza volta. I guai giudiziari con un’azienda florovivaistica di Pernumia e con le multiproprietà alle Maldive sono ormai lontani. La vita, per lui, si fa in salita perché ora si parla di ’ndrangheta.
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