Il mercatino bric à brac diventato un fenomeno

PIAZZOLA SUL BRENTA. Sono quasi 25, e li dimostra tutti perché è in piena giovinezza: il mercatino di “Cose d’altri tempi” a Piazzola sul Brenta si guarda alle spalle, si guarda allo specchio e decide di celebrarsi, di consegnare alla cronaca e alla storia questi cinque lustri di galoppata nel costume, nell’economia e nella passione. Lo fa con un libro che la Pro Loco ha voluto pubblicare non tanto per rendersi merito, ma per fissare un punto in un cammino che non si ferma e documentare un’esperienza che si può tranquillamente definire unica. Piazzola ogni ultima domenica del mese raccoglie centinaia (siamo arrivati ad 800) espositori e migliaia e migliaia di persone. Non c’è soltanto un giro d’affari importante, ma un incrocio di persone, di passioni, di culture e naturalmente di pezzi di ogni tipo di antiquariato. In Italia, dopo Arezzo, c’è Piazzola. Nel Nord Italia, fa da calamita nella regione, in quelle vicine e commercianti e acquirenti arrivano anche dall’estero: francesi, autriaci, sloveni, polacchi. Gli antiquari di rango cercano accanto alla massaia e al collezionista. Insomma, un fenomeno. Il libro voluto dalla pro Loco è stato stampato con cura puntigliosa da Papergraf di Piazzola, e contiene le fotografie scattate da Giovanni Umicini ed un testo di Paolo Coltro che ricostruisce la storia del mercatino. “Cose d’altri tempi” fa scuola per il suo successo, nato dalla voglia di fare e da scelte intelligenti. Il mercatino è andato oltre le mode e si è consolidato nel tempo. Il problema casomai è gestirne la crescita. Il volume lo fissa in un momento felice della sua storia, che andrà avanti ma è già abbastanza lunga lunga per essere raccontata fin qui.
Parte nel 1979. Formidabili quegli anni. Come sempre si parla male dei treni, ma la locomotiva Nordest viaggia sicura. I suoi vagoni sono le cento e cento aziende che punteggiano il Veneto e in parte il Friuli, e c'è lo slancio di uno sviluppo lungo. Piccole imprese nascono come funghi, occupano disordinatamente il territorio, ma occupano anche la popolazione. Circola denaro, circolano anche idee, a volte estreme, si profila l'autunno caldo: ma qui non ci sono grandi fabbriche, tutto è micro, il collante sociale resiste. Gli operai di ieri sono imprenditori oggi, gli operai di oggi possono diventare imprenditori domani. Dalle nostre parti l'invenzione dell'economia produttiva sembra spontanea, ferocemente ancorata al privato, senza carrozzoni statali, senza politica di mezzo: anche perché quest'ultima ne è per lungo tempo inconsapevole. Si ridisegnano le classi, ma alla veneta, con una morbidezza che stempera i conflitti. La distribuzione della ricchezza è più equa che in passato e, diciamolo, più equa anche del presente. I datori di lavoro investono, i dipendenti risparmiano. Non ci sono ancora i Suv, siamo alla prima generazione e i valori contadini non sono cancellati di colpo: ci si fa la casa, magari dove capita, perché anche l'urbanistica è tumultuosa e sregolata. Ma per il Veneto è la prima tavola imbandita dopo secoli di fame.
La locomotiva trascina un treno, e quel treno bisogna prenderlo. Anche chi non ha mai viaggiato ha voglia di muoversi. La filosofia del fare permea molti, si fa perché si può, quasi quasi si fa perché si deve. Prendiamo una lente, mettiamola sulla cartina fino ad inquadrare un pezzetto di provincia padovana, focalizziamo su Piazzola sul Brenta. Qui i fasti della grande industria d'un tempo, impiantata da Camerini (le tenute agricole, lo jutificio) sono passati, ma Piazzola è proprio in mezzo a quel territorio diventato un puzzle di imprese. Le province di Vicenza e Treviso, lì a pochi passi, fanno a gara a chi produce di più; Padova sceglie il terziario e sta fondando la propria vocazione. Piazzola al confronto può sembrare un’isola sonnacchiosa, si specchia nella gran villa Contarini, ha un cuore che batte regolare senza accelerazioni, prima di guardare al mondo il suo sguardo indugia sulla campagna intatta e le sue acque. E' proprio questo posto tranquillo a far nascere l'idea. È il 1979, l'abbiamo detto, e chi amministra respira l'aria che abbiamo cercato di descrivere. Senza proclami né enfasi, tra un caffé, una ciacola e bicchiere di bianco, l'assessore al commercio Leonardo Faggian la butta lì: perché non mettiamo su un mercatino dell'antiquariato? Chiede alla Pro loco se è interessata e i tre cervelli dell'associazione non se lo fanno dire due volte. Sono Antonio Bison, il presidente (lo è ancora), Lucio Dal Cortivo e Pino Pin. È l'atto di nascita, molto paesano, quasi familiare, di un'idea talmente vincente che oggi se ne fa un libro.
Oddio, mica sono stati primi, a Piazzola. Arezzo, Asolo, e quanti altri... Ma a Piazzola partono con il piede giusto e, soprattutto, superano ostacoli con lo slancio dell’intelligenza. E sono ancora qui.
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