Il meteo salva Ligabue ma lo stadio non si riempie Una festa solo per 18mila

Curva chiusa, mezze vuote gradinate, tribune e prato dell’Euganeo per lo Start Tour La pioggia nel pomeriggio poi l’entusiasmo dei fan dà l’effetto del tutto esaurito 
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA - CONCERTO LIGABUE
MARIAN-AGENZIA BIANCHI-PADOVA - CONCERTO LIGABUE



I dati parlavano di 18 mila biglietti venduti, per l’unica data veneta dello “Start Tour” di Ligabue, ieri allo stadio Euganeo di Padova. Previsioni, probabilmente, per eccesso. Il palco è rimasto al suo posto, ma la curva è stata chiusa, con gli spettatori dirottati sulle gradinate: anch’esse mezze vuote, così come la tribuna e il prato. Ciò nonostante, tanta la confusione all’esterno dello stadio, tra caos parcheggi e lunghi controlli ai varchi di sicurezza. E inizio del concerto, difatti, slittato di un quarto d’ora. Quantomeno, l’altra previsione per la serata ha avuto esito negativo: niente temporale. Il tempo ha retto, con la pioggia che si è limitata a scendere fino al tardo pomeriggio. «So che avete preso un po’d’acqua» dice il Liga, dal palco. «Io vi anticipo già adesso che scivolerò almeno un paio di volte: non riprendetemi troppo». Il palco, come di consueto, è posizionato in prossimità della curva sud. È un colosso di 58 metri per 20 e 22 di altezza. La superficie di video led è di 365 mq, con sette schermi, tra cui un’enorme “L” al centro: iniziale di Luciano Ligabue. Un impianto visual imponente che sarà abbondantemente utilizzato nel corso dello show. Lo spettacolo è suddivisibile in due parti: una prima dedicata ai brani estratti dall’ultimo disco di Luciano; una seconda con alcuni tra i suoi maggiori successi. I fan seguono l’onda emotiva suggerita da Ligabue: pronti a saltare sui brani di rock ruvido; pronti a illuminare il cielo con le torce dei cellulari sulle canzoni più romantiche. A non mancare mai è la voce del pubblico: tanto con i brani più recenti, quanto con quelli più datati. La scaletta porta con sé un marcato intento celebrativo, evidente già nei primi minuti della serata. La sorpresa è il medley acustico, ogni sera diverso. Per l’Euganeo, Luciano sceglie “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo” / “Il mio pensiero” / Sulla mia strada”. Un quarto d’ora di musica, con lo stadio illuminato a giorno da migliaia di cellulari. È l’abbraccio di Padova a un artista che in passato aveva senz’altro conosciuto altri numeri. Ma che – nonostante la delusione: impossibile negarla – ha saputo regalare un grande spettacolo, senza risparmiarsi. Il concerto prosegue tra grandi classici e brani più recenti: da “Happy Hour” a “La cattiva compagnia”, da “Marlon Brando è sempre lui” (con l’intero stadio in piedi a saltare) alla romantica “Mai dire mai”. E poi è già tempo del secondo medley, rock: “Vivo morto o x”, “Eri bellissima”, “Il giorno dei giorni”, “L’odore del sesso”, “I ragazzi sono in giro”, “Libera nos a malo” e “Il meglio deve ancora venire”. Il finale del concerto è capace di riassumere le due anime di Ligabue: da un lato malinconia e romanticismo, dall’altro la voglia più ruvida di divertimento: “Piccola stella senza cielo” e “Urlando contro il cielo”. Un grido. L’immagine è quella di uno stadio che lascia molti spazi vuoti. L’impatto sonoro, però, racconta tutt’altro: con il pubblico degli “irriducibili” fan di Ligabue pronti ad alzare la voce il doppio. A farsi sentire. ––

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