Il meteorologo Giuliacci: «Anche per le aziende il clima è una sfida. Possiamo cominciare riducendo gli sprechi»
Esperto di meteo e clima, è ospite di “Digital Artifex” venerdì 15 marzo al Centro San Gaetano:
«I giovani fanno bene a preoccuparsi, ma non blocchino le strade»

Andrea Giuliacci, meteorologo e climatologo, sarà ospite al Digital Artifex, festival dell’artigianato e dell’innovazione digitale. Venerdì 15 marzo alle 18 al Centro San Gaetano di Padova si parla di “Come affrontare oggi il cambiamento climatico”.
Professor Giuliacci, il festival padovano ha tra gli obiettivi quello di coinvolgere i giovani. Cosa pensa delle loro proteste? Cosa pensa, ad esempio, di Ultima Generazione?
«Penso che bloccare la tangenziale per due ore non sia una buona strategia di comunicazione: puoi dirmi quello che vuoi, non ti ascolterò perché sono arrabbiato. È necessario comunicare in modo intelligente se si vuole essere efficaci. Mi piacciono i ragazzi che scendono in piazza e parlano dei cambiamenti climatici. Sono sicuro che spingerebbero anche gli indifferenti a chiedersi il perché di quelle proteste».
I ragazzi non si arrendono ad assistere impotenti agli estremismi del clima, pongono domande scomode, forse perché sanno che saranno chiamati a pensare alle soluzioni?
«Certo. Ed è un fatto positivo che i ragazzi si preoccupino. Quando andavo a scuola io – negli anni Settanta – non solo non si parlava del cambiamento climatico come un problema, ma ci hanno insegnato che i grandi cambiamenti erano normali. Molte persone che oggi hanno 40-50 anni credono che i cambiamenti del clima siano ciclici perché gliel’hanno insegnato a scuola. Le nuove generazioni invece sono formate fin dai primi anni scolastici alla conoscenza e alla consapevolezza. Istruendo i giovani avremo domani adulti che faranno le scelte giuste, in politica e in società».
Insomma i negazionisti sono ignoranti?
«Diciamo che mancano di conoscenza. Nessuno oggi può affermare che il clima non sia cambiato. La discussione verte più sulle cause».
Lei è anche un divulgatore scientifico. Come spiega a chi non è del “mestiere” i cambiamenti climatici?
«Partendo dal clima, ovvero il tempo più probabile che possiamo attenderci in un determinato luogo e in una determinata stagione. Questo tempo più probabile sta cambiando a causa di fenomeni estremi, come il grande caldo o le piogge molto ravvicinate. Facciamo qualche esempio: febbraio è stato il mese più caldo almeno degli ultimi due secoli, da quando cioè abbiamo dati certi, ma è probabile che sia stato il febbraio più caldo degli ultimi 4-5 secoli. Il 2023 è stato l’anno più caldo degli ultimi secoli. Passiamo da un estremo di lunghi periodi di siccità ad un estremo di brevi giorni in cui cade tutta l’acqua non caduta nei mesi precedenti».
Tutti i cambiamenti sono pericolosi o dannosi?
«Ogni cambiamento del clima ha effetti sull’uomo. Non sempre i cambiamenti sono negativi, ma su 100, direi che 90 sono negativi. Inoltre oggi assistiamo a cambiamenti molto rapidi e globali. Ma non tutto è perduto. La scienza ci dà gli strumenti per adattarci e per contrastare i cambiamenti. Si può fare, ma comporta impegno, risorse e sacrifici».
Al Festival ci sarà un approfondimento sull’acqua che è una risorsa sempre più difficile da gestire. Cosa ne pensa?
«Penso che dobbiamo usare l’acqua solo quando serve. Ma i ragazzi lo sanno: se per errore lascio il rubinetto aperto, mio figlio dall’altra stanza mi urla cosa sto facendo. Io che sono cresciuto nella provincia di Milano non ho mai percepito il problema della mancanza dell’acqua, al massimo qualche volta si allagava la cantina, dunque ce n’era troppa. Negli ultimi due anni invece, proprio l’evoluto Nord ha subito la siccità. Non significa che abbiamo finito le riserve, ne abbiamo ancora tantissima, solo è arrivato il momento di porci il problema e di non sprecarla. Ma avremo acqua a sufficienza, a dispetto dei cambiamenti climatici».
I governi sono chiamati ad affrontare il cambiamento climatico, ma anche le imprese. Quanto è importante la consapevolezza degli imprenditori?
«Il mondo imprenditoriale deve dire basta a ogni spreco. Migliorerebbe anche la redditività: se evito gli sprechi infatti limito i costi. Il minor impatto ambientale sarà sempre più necessario».
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