«Il mio ultimo Natale da sindaco di Piazzola Alle prossime elezioni io non mi ricandido»

L’annuncio-choc agli 850 riuniti alla Festa dello Sport: «Ho dedicato  cinque anni al Comune, ci sono tanti altri in grado di dare molto»



L’ha sempre detto, ma nessuno ci credeva. Stavolta però l’ha annunciato pubblicamente davanti a 850 persone riunite per la cena di Natale dello Sport: il sindaco Enrico Zin non si ripresenterà alle amministrative del 2019 per un secondo mandato. «Questo è l’ultimo Natale qui con voi da sindaco» ha scandito senza esitazioni. Una scelta insolita, a cui molti guardano con interesse, visto che Piazzola ha da sempre un ruolo centrale nel Destra Brenta.

Un sindaco venuto dal nulla, che ha spazzato via 20 anni di governo di centrosinistra, perchè torna a casa?

«Per evitare cicli ventennali e proprio perché sono venuto dal nulla, solo le mie competenze e il mio impegno civile. Credo che la discontinuità offra nuove opportunità. Non mi sono mai abituato alle logiche della politica e torno alla vita normale e alla famiglia. Nel mio gruppo ci sono tante belle persone che possono dare molto. Le ringrazio tutte, in particolare l’assessore Fabio Malaman. E l’ex presidente della Provincia Enoch Soranzo che ha sostenuto molto Piazzola».

Quali erano gli obiettivi e quanto è stato fatto?

«Il principale: sistemare i conti pubblici ed è stato fatto. L’irpef generale è cresciuta di circa 15 milioni. L’offerta formativa delle scuole quasi triplicata. La vita commerciale è migliorata con nuove attività. Le cose fatte sono molte e tanti i cantieri: clclabili, collegamento Tremignon-Piazzola, giardini pubblici, mense scolastiche a Presina e al Camerini. Abbiamo fatto ciò che serviva».

La maggioranza ha perso dei pezzi per strada. Non si sente responsabile?

«Era fisiologico come lo è che alcuni, dopo tanti anni di opposizione, si sentissero lì. Amministrare è più difficile che fare opposizione. È stato un sacrificio necessario a modernizzare la classe dirigente locale».

Un sindaco autoritario e troppo decisionista.

«Decisionista si, ma non autoritario. Non mi piacciono i compromessi e non tengo vicino a me gente negativa. Chi si è allontanato lo ha fatto per il proprio tornaconto, sbagliando però i conti».

C’è una fuga di dipendenti mai vista. L'innovazione dove sta?

«Nell’approccio al problem solving, nell’esserci per la mia gente. E nella riqualificazione del personale comunale: nel fargli comprendere che il loro modo di lavorare non è compatibile con i tempi del mondo là fuori. Ogni persona che se ne va è stata degnamente sostituita e in alcuni casi ho assecondato richieste di avvicinamento. Il prossimo sindaco troverà gente operativa e motivata».

La accusano di annunciare per poi fare spesso retromarcia. Improvvisazione o ripensamento?

«O sono decisionista e autoritario o sono timido e indeciso. Ho sempre valutato a fondo le cose e percorrendo ogni strada nell’interesse generale».

La Piazza è tornata a vivere.

«Ne vado fiero. Il volano attivato dal mio gruppo è ancora fragile, nonostante gli ottimi risultati, e va coltivato».

La Sir, la sua croce. Dove ha sbagliato e perché risulta impopolare?

«Non è una croce e non risulto impopolare. La Sir è un’azienda con i parametri in regola, non inquinante più di altre. È il posto dove si trova che non va bene, ma questa è una scelta urbanistica sbagliata che ho ereditato. Ho sempre vigilato e non ho motivi di intervenire. Non esiste azienda in provincia di Padova maggiormente controllata. Vedrà che con il nuovo sindaco la questione Sir sparirà perché è già risolta».

Qual è la sua idea di Piazzola sul Brenta?

«Piazzola deve avere più coraggio e comprendere che Camerini è finito e che può farcela con le sue gambe. A Piazzola serve una grande rivoluzione culturale».

E non ha bisogno di altri 5 anni per portarla avanti?

«Non basterebbe una vita. Cinque anni sono sufficienti, dieci diventerebbero un lavoro e io ho già il mio, che adoro peraltro. Posso fare molto per Piazzola anche senza fare il sindaco». —

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