Il Nas gli sequestra lo studio, dentista protesta a suon di cartelli

ARCELLA. Ha conseguito una laurea in Belgio ed è stato abilitato alla professione di odontotecnico in Albania. Ma Lucio Schiavolin, 57 anni, padovano d’origine, residente a Campolongo Maggiore in via Villa 90, titolare degli studi dentistici di viale Codalunga 10 e di via Reni 7 a Padova, ha intrapreso una guerra con le istituzioni e le forze dell’ordine. A maggio scorso è stato condannato a nove mesi per esercizio abusivo della professione di odontoiatra e per detenzione di apparecchiature medico-sanitarie il cui possesso è consentito esclusivamente agli iscritti all’Albo di chi esercita professioni sanitarie. I carabinieri del Nas di Padova gli hanno sequestrato tutto. E lui che ha fatto? Ha appeso fuori dalla propria abitazione di Campolongo cartelli di protesta contro i carabinieri. Giovedì il giudice gli ha imposto di rimuoverne uno. Venerdì ne ha rimesso un altro.
L’indagine. Tutto è cominciato nel 2010, quando i militari del nucleo anti sofisticazioni di Padova hanno ispezionato tutti i luoghi in cui l’odontotecnico lavorava: viale Codalunga 10 e via Reni 7 a Padova e via Villa 90 a Campolongo Maggiore (Venezia). Nel corso del blitz è stato contestato l’esercizio abusivo della professione, reato che innesca anche il sequestro di tutte le apparecchiature. È nata così l’inchiesta che è sfociata nella condanna in primo grado. Ma il cinquantasettenne non ci sta, ed è a questo punto che inizia la sua guerra contro lo Stato.
La protesta. «In viale Codalunga io lavoravo insieme ad altri medici, lo studio di via Reni lo usavo solo come magazzino e in via Villa non hanno trovato nulla che giustificasse un provvedimento del genere» protesta Lucio Schiavolin, «i carabinieri del Nas hanno sbagliato e i loro errori mi stanno arrecando danni a non finire. Da quasi tre anni io sono impossibilitato a utilizzare un immobile, quello di via Villa, che non dovrebbe essere sotto sequestro. Per questo motivo ho deciso di rendere pubblica la mia protesta. Nei cartelli scrivo ciò che penso. Giovedì sono venuti a rimuoverne uno con un ordine firmato dalla procura di Venezia che mi contesta il vilipendio di un corpo dello Stato. L’indomani ho chiesto di essere ascoltato, nessuno mi ha dato retta e così ho preparato un nuovo cartello. Tutti devono sapere che i carabinieri di Campagnia Lupia rifiutano di interrompere il reato compiuto dai loro colleghi del nucleo anti sofisticazioni. Prima o poi qualcuno mi dovrà dare retta». La guerra continua, a suon di striscioni.
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