Il negozio Makola cerca una commessa, nessuna risponde

Un impiego full time, con trasferte per sfilate all’estero: si è presentata solo una signora del Camerun
BARSOTTI - RICERCA COMMESSA MAKOLA. giovanna martina
BARSOTTI - RICERCA COMMESSA MAKOLA. giovanna martina

PADOVA. «Sei dinamica, elegante, disponibile a brevi trasferte, disinvolta nel contatto con il pubblico, con buona conoscenza della lingua inglese? Potresti lavorare con noi. Portaci o inviaci il tuo curriculum». Credevano da Makola, negozio in via San Fermo con abiti e cappotti amatissimi da Condoleeza Rice, ex segretario di Stato americana e da noi da Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo e da tante vip del “Veneto che conta”, che un simile cartello esposto in vetrina avrebbe attirato una fila lunga così di ragazze interessate. Ed invece. «Invece è entrata solo una signora del Camerun», osserva sbalordita Giovanna, storica commessa del marchio «e neppure tanto entusiasta».

Incredula Ilaria Macola, vulcanica stilista della griffe, che nella vita ha collaborato anche con Fiorucci e Naj Oleari : «via Internet mi sono arrivati in due settimane un pugno di curricula, provenienti da moldave con canoni estetici non proprio aggiornati e da impiegate ultracinquantenni della Bassa padovana desiderose di cambiare, si sa mai». Si fossero almeno informate, le ragazze, avrebbero saputo che in ballo c’era un’assunzione full time per lavorare nel negozio di Padova, in quello di Cortina d’Ampezzo, per sostituire Ilaria in eventi moda quali sfilate milanesi e persino per puntate oltreoceano, metti New York ad esempio. Ma: non siamo in piena emergenza lavoro giovanile ? Ed un’occupazione nella moda, non è stata sempre al top nei desideri delle ragazze d’oggi? «E’ la prima osservazione che mi fanno», conferma Ilaria Macola che di questi colloqui d’assunzione è divenuta esperta ed un po’ anche psicologa dello spirito dei tempi. «Esordiscono affermando entusiaste che la moda è il loro humus; ma quando accenno a lavorare qualche settimana d’estate e d’inverno in uno dei miei negozi non padovani affiorano i dubbi : “non ho impegni familiari, perciò in linea di massima sì. Ma.... per quanti giorni ? E gli week end ? Perchè sa: non ho il moroso ma ho gli amici e sono abituata a trovarmi per lo spritz con loro... E poi, quanto prenderei ? Io per meno di 2000 euro mica comincio a lavorare, tanto ho i genitori dietro le spalle». Ilaria, che per cambiare una vetrina a Cortina va e viene da Padova in poche ore e che nella vita non s’è fermata davanti a nulla, trasecola: «ma come ? Un lavoro dinamico, che permette di fare esperienze non accessibili alla maggioranza della gente, declinato per non mettere a repentaglio l’abitudine al piccolo spritz della piccola città? Tanto più che ragionano allo stesso modo ragazze di modesta cultura ma anche laureate. Senza ambizioni né progettualità: giovani- vecchie sprovviste di curiosità e spirito d’avventura». Con le sue parole nelle orecchie, usciamo dal negozio e ci guardiamo attorno per le vie del centro. Un cartello analogo è esposto da una settimana in via Umberto I e solo a buttare uno sguardo distratto. E’ una mattina lavorativa e farfalline di venti, ma anche di trent’anni e più sciamano per le vie del centro a gruppi o siedono al caffè, un po’ stravaccate. Con pantaloncini micro (anche su gambe macro ) e stivali da tempesta di neve sulla gamba nuda e sudata. Con la bag vera o falsa, purchè it-it. Con i capelli alla Belen, la it-canotta alla Belen , gli it-occhiali alla Belen, l’ it-abitino a crochet alla Belen. Cloni di Belen, ma anche di Hillari Totti ed Emma Marrone , che di ambizione e spirito di sacrificio ne hanno però da vendere. E... cercare un lavoro? Eh, con la crisi che c’è, dove lo trovi un lavoro oggi ?

 

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