Il no a Modigliani? «Sulla mostra ha deciso il gabinetto del sindaco»

A sinistra l’assessore Andrea Colasio. A destra «Il dottor Brabander» di Modigliani, in mostra a Praga
A sinistra l’assessore Andrea Colasio. A destra «Il dottor Brabander» di Modigliani, in mostra a Praga
«Fu-ri-bon-do. Sono proprio furibondo». Quello che fa uscire dai gangheri l'assessore alla cultura del Comune di Padova, Andrea Colasio, è il Modigliani che non c'è, ovvero la mostra che Padova avrebbe potuto fare e che invece non ha fatto. La mostra, da cinque giorni, è aperta alla casa Municipale di Praga. L'ideatrice, Serena Baccaglini, gli ha scaricato addosso la responsabilità di questo rifiuto. «Proprio a me - sbotta Colasio - che non c'entravo per nulla, ero in una posizione terza». Uno pensa che di una mostra da ospitare al Centro Altinate si debba occupare l'assessore alla Cultura, e sbaglia. Perchè sul Centro Altinate ha messo il cappello, quasi per ogni cosa, il gabinetto del sindaco. E' qui che si decide cosa fare e non fare all'Altinate-San Gaetano, che, tra le altre cose, non ha ancora un nome proprio ufficiale. Sarà anche lo spazio culturale per eccellenza della città, ma intanto è sotto la diretta gestione del sindaco Flavio Zanonato. E infatti è stato il suo capo di gabinetto a dire no alla mostra su Modigliani. Anche se Andrea Colasio aveva provato a dare una mano: «Ma se sono stato io a convincere la Porsche, nella persona di Loris Casadei, a mettere a disposizione ventimila euro... Poi però non potevo decidere io». In ogni caso il particolare viene confermato: al Comune venivano richiesti diecimila euro di contributo, e non sono saltati fuori. Perché proprio non c'erano, nemmeno per Modigliani. «Io non so com'erano messe le risorse del gabinetto del sindaco - dice Colasio - Io so solo che ero arrivato da qualche mese, si era verso fine anno, e al mio assessorato hanno tagliato 200 mila euro così, d'amblé, non avevo poste in cassa. Non potevo proprio fare niente. Ho dato una mano, questo sì: mi sono anche offerto di accompagnare la signora Baccaglini da Vuitton, che lei sperava di coinvolgere come sponsor. Ma l'ultima parola spettava al gabinetto del sindaco». Salta fuori che Daniele Formaggio, capo di questo servizio, s'era ben fatto convincere: tanto che la mostra era stata approvata e programmata, erano state fissate addirittura le date. Poi tutto è saltato. Perché? Emergono due versioni: secondo Baccaglini gli sponsor c'erano, secondo il Comune i finanziamenti non si vedevano. L'assessore Colasio, che non c'entrava ma ha dato una mano, s'era pur fatto un'idea: «A dirla tutta, il programma prevedeva una mostra da allestire al volo in quindici giorni, non c'era un piano del marketing, non c'era una strategia di comunicazione. Insomma, era tutto raffazzonato». Ma il gabinetto del sindaco aveva detto sì.... «Io ho solo visto - chiosa Colasio - che anche il periodo di apertura era striminzito. Il rapporto costi-benefici non stava in piedi».  Per qualche motivo, allora, addio Modigliani. A quel che si capisce, la gestione in tandem - le attività culturali da una parte, il Centro Altinate dall'altra - non dà i migliori frutti. Colasio assicura: «Adesso c'è un coordinamento tra i nostri uffici. Cerco di sfruttare il Centro quando ho qualcosa di buono: per esempio tra un po' ospiteremo lì per tre mesi una mostra sui papiri di laurea, in questi giorni ci sono alcune manifestazioni della Ram (Ricerche artistiche metropolitane). Certo una mostra non si fa solo con la buona volontà, questo bisogna dirlo alla dottoressa Baccaglini. Ci vogliono organizzazione e sponsor. E una preparazione seria. Io ho deciso di ragionare per format, cioè modelli, e di lavorare per una mostra - beninteso importante - già da uno o due anni prima». Insomma Modigliani è capitato troppo all'improvviso per i tempi e i denari del Comune, e la farfalla è volata su di un altro fiore. Non c'entra allora che Andrea Colasio vede Padova solo attraverso la lente dei Carraresi.... «Furibondo due volte! Se la dottoressa Baccaglini dice questo, vuol dire che vive sulla luna, o su Marte. Ma se ho fatto un sacco di cose che non c'entrano con i Carraresi. E i cinque milioni "conquistati" per il museo? Il fatto è che deve passare il concetto, e il messaggio, che Padova è una città d'arte, e nessuno finora ci si è messo d'impegno. C'è tutto perché Padova venga proposta e recepita come tale, e questo è il lavoro futuro».

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