Il non colore: le opere al nero di Ennio Finzi
Il pittore veneziano e la sua ricerca ultima: di libertà e felicità

Ennio Finzi, ottant’anni di pittura studiando il colore nelle sue forme più libere
Ennio Finzi, ovvero l'artista veneto che insegue il colore da una vita. Vita lunga ottant'anni. Il pittore infatti è nato a Venezia il 16 marzo 1931 e fin da ragazzino esplora il colore puro. Non nel senso di «primario» ma nel senso di libero, che «prescinde da ogni riferimento esteriore o naturalistico, da ogni costrizione scientifica o da qualsiasi allusività simbolica». L'artista, che vive e lavora a Mestre, iniziò ad esporre nel 1949 alla Bevilacqua La Masa, dove nel '56 tenne la sua prima personale, e poi un'antologica del 1980. In questi mesi è possibile scoprire l'avanguardia artistica delle sue opere degli anni '50 e la inusuale introspettiva esplorazione di uomo e psiche in due mostre venete che lo festeggiano. A Villa Contarini a Piazzola sul Brenta Finzi presenta un centinaio di opere che percorrono 60 anni della sua indefessa ricerca cromatica. La sua libertà artistica nella sua lunga carriera arriva all'apice e l'artista si permette - è quasi un ossimoro - di fare tappa al nero. «Dal Nero al non colore», titolo della sua ricerca nonché della mostra, è lo spettro nel quale si percorre il cammino verso «la felicità e la distensione» e in questo iter il nero «dà allegria», per dirla con le parole di Finzi, che Elio Armano definisce nel catalogo Antiga «Un veneto che illumina lo spazio nero». La mostra è curata da Dino Marangon e Michele Beraldo, come la mostra al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto intitolata «Patologia dell'Espressione» (fino al 27 marzo, da martedì a sabato 16-19, domenica 10-12.30 e 16-19, ingresso gratuito, catalogo Grafiche Antiga). L'ultima importante personale del pittore si tenuta nel 2005 a Urbino nelle sale del Palazzo Ducale, mentre nel 2002 Roma e Spoleto gli avevano dedicato una retrospettiva. «Il colore è vissuto da me come quel suono che rincorro affannosamente - rivela Finzi, vispo e ironico come un giovane «ribelle» che rifugge le convenzioni - E' la spinta del mio fare, l'ebbrezza, la follia, la catarsi. Il colore è il mio verbo, la ragione prima e forse unica di ogni possibile significato dell'essere: esso risponde in nome dell'oscurità della luce, al tutto del nulla». «La Biennale? Saranno 10 anni che non ci metto piede... E' una rappresentazione che ormai non mi appartiene più. Adesso sarebbe anacronistico avere una sala alla Biennale. L'arte che si rappresenta in queste manifestazioni produce una provocazione che non solletica più nessuno, che non ha più ragione d'esistere. Cattelan per esempio fa provocazione, fa spettacolo circense ma sono cose esaurite da tempo», dice l'artista: la Biennale è invecchiata, l'artista no. Ha perso un po' di entusiasmo per la pittura: forse, nell'arte, vorrebbe ricominciare tutto daccapo. Riscoprire le potenzialità di luce, colore, forma. «Il fatto che sia divenuto un pittore è stato un caso. Non ho mai pensato e meno voluto essere o fare il pittore: è semplicemente accaduto. Credo fortemente al principio secondo cui ogni vocazione debba assumere valore fondamentale. Solo in via del tutto eccezionale un improvvisatore può diventare un buon professionista, quale sia la disciplina scelta. Si nasce con certi cromosomi addosso, soprattutto per l'arte, e non si può né volerlo, né acquisirlo. Per me la pittura è sufficiente ragione di vita».
«Ennio Finzi. Dal Nero al non colore», Villa Contarini Piazzola sul Brenta (PD) Catalogo Antiga. Orario: 10 - 16 (mercoledì chiuso) Ingresso gratuito Fino al 25 aprile 2011
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
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