Il padovano che insegna nel college dei reali: «È tutto merito della prof delle medie»

PADOVA. Se si sorvola sui capelli, che non sono rossi né biondi, l’aspetto ormai è da autentico uomo inglese. Ma l’accento, in italiano, rivela frequentazioni toscane. E i natali, lo conferma con orgoglio, sono esclusivamente padovani. Marco Liviero, classe 1970, è l’unico italiano ad essersi conquistato un posto a Eton, il collegio maschile più prestigioso del Regno Unito. Si trova nel Berkshire (contea dove sorge la residenza reale di Windsor) ed ha alle spalle 570 anni di storia, durante i quali tra le sue mura sono passati una ventina di primi ministri, svariati politici e attori. Fra i tanti, David Cameron e i principi William e Harry. Insomma, la crema dell’alta società. Poterci insegnare non è da tutti, ma il professore padovano parla di sé con assoluta modestia.
L’occasione «Non è nemmeno così improbabile, è capitato che si era liberata una cattedra di letteratura inglese e io ho fatto domanda». Il contratto, vale la pena aggiungere, è arrivato dopo diversi anni che viveva già nel Regno Unito, dove la sua carriera era iniziata da liceale, lavorando come cassiere in un supermercato: «Lì» ricorda «l’inglese l’ho imparato davvero». Poi c’è stata l’università, il dottorato a Birmingham, le borse di ricerca e le collaborazioni con svariati atenei. Alla fine è capitata l’occasione: Eton. Un incarico che l’ha portato tra i giovanissimi e nel mondo dov’è nata la sua passione per la letteratura inglese. «È tutto merito della scuola, in particolare della mia prof delle medie», racconta. «Si chiama Valeria Montanari e siamo ancora in contatto. All’epoca insegnava alla Tasso, a Santa Rita, adesso è tornata nella sua Romagna. Avevo un libro molto divertente, intitolato “Laugh and Learn English” (ridi e impara l’inglese, ndr). In copertina c’era la facciona paffuta della regina. Io ho sempre avuto la passione per il teatro e mi divertivo a parlare con voci diverse».
Non solo rampolli Quella passione per la lingua e per il teatro inglese l’ha portato al suo primo viaggio studio, ad iscriversi alla facoltà di Lingue all’università di Padova e a muovere i primi passi nelle università inglesi. In fine, a Eton, nel collegio che - ci tiene a sottolineare - non è popolato esclusivamente da rampolli: «Un allievo su quattro usufruisce di una borsa di studio», spiega, «quindi può frequentare a titolo del tutto gratuito. E stiamo lavorando per rendere le borse più numerose e personalizzate, cucite su misura in base ai bisogni dei ragazzi. I miei studenti vengono da tutto il mondo, Italia compresa, e non tutti appartengono a famiglie aristocratiche». Liviero ha sposato una senese «legatissima alla contrada» (e questo spiega un’eco toscana nell’accento), da cui ha avuto un bimbo che oggi ha sei anni. In casa si parla e si mangia italiano, anche se «la vera cucina inglese è molto meglio di quanto si pensi».
Fuori, sono una perfetta famiglia inglese. L’Italia rimane la patria del cuore, ma senza rimpianti: «Quel che si dice delle università italiane», conclude con un po’ di amarezza, «per la mia esperienza è vero: venire qui è stata una mia libera scelta, ma non credo che a casa avrei avuto le stesse opportunità». —
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