Il Patriarca che insegnava con il sorriso

I ricordi di Guido Gusso, che fu cameriere di Giovanni XXIII. La dedica della chiesa a Porto S. Margherita

Nel Veneto, in particolare nella diocesi di Venezia, i ricordi legati a Giovanni XXIII, il Papa buono che il 27 aprile sarà santo, potrebbero riempire interi volumi. Fu Patriarca di Venezia dal 1953 al 1958. Christifideles e prelati ne ricordano ancora oggi l’umanità, la semplicità, l’affabilità, gli aneddoti.

A Porto Santa Margherita di Caorle don Antonio Gusso, classe 1935, lo rievoca così: «Il patriarca Roncalli per noi seminaristi era un padre generoso. Sempre si congedava con un aneddoto e una benedizione. Accanto voleva i bambini. A loro spiegava con linguaggio semplice come comportarsi nella vita». Don Antonio della parrocchia Croce Gloriosa ha dedicato la nuova chiesa, consacrata il 21 giugno 2009, al “Beato Giovanni XXIII”. In una teca custodisce gocce di sangue, lo zucchetto, le pantofole che il pontefice indossava nelle liturgie. Orgoglioso sottolinea: «È l’unico tempio nel Triveneto dedicato a lui. Mi sto attivando perché diventi Santuario. Invito tutti a firmare su un libro che consegnerò in Vaticano». A Caorle la devozione è grande. I pescatori ricordano “le ciacole” con il Papa buono. «Gli piaceva stare con noi. Ci chiedeva della famiglia e del lavoro». Originario di Caorle è anche Guido Gusso, classe 1931, lo storico cameriere del patriarca Roncalli e poi aiutante di camera e autista di Papa Giovanni XXIII: «Gli rimasi accanto dieci anni» dice. Fino al 3 giugno 1963, giorno del distacco terreno. Rievoca con estrema chiarezza il primo incontro a Venezia: «Il patriarca Roncalli aveva fatto l’ingresso il 15 marzo. Sapevo che cercavano un cameriere. Quello prima di me era stato assunto in banca. In Patriarcato non trovavano nessuno, lo stipendio era modesto. Mi sono detto: ho 22 anni, so fare il cameriere e so’ un bravo fio. Presentai la domanda a monsignor Spavento e al cardinale Capovilla. L’assunzione arrivò immediatamente». Il giovane Guido - ora vive a Roma - esclamò: «Datemi almeno il tempo di tornare a casa e prendermi un po’ di indumenti». Era sabato. Lunedì 23 marzo 1953, il “bravo fio” era sul posto di lavoro. «La paga era di pochi schei. Al mese fumavo cinquemila lire di sigarette, ne prendevo quindicimila». Il lavoro iniziava alle 6 e finiva alle 22: «Correvo sempre ma lavorare con il Beato è stato meraviglioso. Quanta umanità!».

Gusso ricorda il viaggio verso Roma per il Conclave: «Il patriarca Roncalli e l’allora monsignore Capovilla andarono in treno, io in automobile. Era carica di libri».

Da quel Conclave, il patriarca Roncalli uscì papa Giovanni XXIII: «A Venezia ritornai dopo un mese per riprendermi i vestiti. Non ho più messo piede in laguna».

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