Il Pm chiude le indagini: otto indagati

Minacce ai proprietari dei terreni da parte dell’ex sindaco Trentin coinvolto nell’affare
Per quella ferita ai piedi della collina dove s’erge la casa di Francesco Petrarca, il pm Paolo Luca ha notificato l’avviso della chiusura delle indagini a otto personaggi a vario titolo coinvolti nell’inchiesta su uno scempio storico-paesaggistico con riflessi a livello internazionale. Gli inquisiti sono Giuseppe Trentin, ex sindaco di Arquà Petrarca in quota a Forza Italia e fino a giugno 2004 membro del consiglio del Parco regionale dei Colli; il titolare di Piemme Costruzioni, Paolo Quaggia, che detiene il 50% delle quote del Consorzio «Sassonegro»; l’attuale direttore dei lavori Zelinda Magarotto di Este; il precedente direttore dei lavori l’ingegnere Massimo Drago di Monselice; il responsabile del cantiere Roberto Lovato dell’impresa Costruzioni Lovato srl di Carbonara di Rovolon e il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Arquà Rossella Verza. E ancora: Andrea Trentin di Arquà Petrarca, ex consigliere comunale ed assessore all’Edilizia e ai Lavori Pubblici, nonché Celestino Crispino, anch’egli di Arquà, consigliere comunale e progettista del piano di lottizzazione.


Concussione.
Il reato più grave, ossia quello della concussione, viene contestato a Giuseppe Trentin, Crispino e Quaggia. Nello loro rispettive vesti avrebbero costretto o comunque indotto Antonio Cecconello e sua moglie Antonella Salvato, nonché Antonio e Matteo Magarotto (padre e figlio), proprietari della zona «Sassonegro», ad aderire alla costruzione del consorzio avvenuta il 22 ottobre 2004. In ripetute occasioni avrebbero minacciato i coniugi Cecconello-Salvan avvertendoli che, in caso di rifiuto, parte della loro terra sarebbe stata espropriata ed utilizzata per «realizzare parcheggi ed aree verdi». Ai Magarotto arrivò invece la minaccia di far trasferire altrove l’attività artigianale che esercitavano sulla loro proprietà.


Il ruolo dell’ex sindaco.
Il vecchio sindaco Trentin risulta inoltre indagato per abuso d’ufficio. Avrebbe contravvenuto all’obbligo di astensione che gli incombeva in quanto proprietario di circa il 50% dei terreni del «Sassonegro» (assieme ad alcuni suoi stretti congiunti), pari a 9.500 metri quadri. Terreni in gran parte poi ceduti (15 gennaio 2003) alla Piemme Costruzioni, società che il 22 settembre 2004 partecipò alla realizzazione (assieme allo stesso Trentin e ai suoi familiari e altri ancora) del consorzio urbanistico «Sassonegro» autore della lottizzazione. Morale della favola: l’allora sindaco di Arquà si procurò un vantaggio patrimoniale incrementando il valore economico della «sua» area mutandone destinazione d’uso: da zona agricola a edificabile.


Il nipote assessore.
L’accusa contesta l’abuso d’ufficio anche ad Andrea Trentin, figlio di Dario Trentin e nipote di Giuseppe Trentin, proprietari di circa 1354 mq di alcuni terreni che insistevano nell’area «Sassonegro». Avrebbe procurato ai prossimi congiunti e ad altri soggetti entrati nel consorzio la possibilità di sfruttare a scopo edilizio quelle superfici votando la delibera del consiglio comunale numero 51 del 17 luglio 2004 che approvava il Piano di Lottizzazione «Sassonegro» autorizzando la costruzione di fabbricati per un volume complessivo di circa 21.000 metri cubi, in violazione delle previsioni del Piano ambientale del Parco Colli che consentiva in quel sito solo il riordino della cubatura esistente, ossia 4823 mc. Lo stesso reato di abuso viene contestato a Rossella Verza, responsabile dell’Ufficio tecnico comunale.


Scavi e sbancamenti.
Violazioni di tipo urbanistico vengono contestate, in concorso, a Giuseppe Trentin, Andrea Trentin, Verza, Quaggia, Magarotto, Draghi e Lovato per aver iniziato a realizzare un complesso di 18 abitazioni firmate dall’architetto Celestino Crispino in un’area di 22 mila metri quadrati ai piedi della collina che disegna l’orizzonte di fronte a Casa Petrarca. Violazioni consistenti in «scavi e sbancamenti di terreno a scopo edilizio, costruzione di strade ed impianti accessori e fabbricati su una vasta superficie collinare soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale». Viene pertanto loro contestato anche un altro reato: quello di aver alterato le bellezze naturali della zona «Sassonegro». Tali lavori avrebbero causato una «grave modificazione dell’assetto territoriale dell’area, esposta a visuali lontane e prossima a siti di primario valore storico».


Nei prossimi giorni, su delega del pm Luca, il luogotenente dei carabinieri Giulio Stoppa, in forza alla sezione ambientale di pg presso la Procura, interrogherà gli inquisiti. E’ l’ultimo atto prima della richiesta di rinvio a giudizio.

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