Il presepe alle Officine Facco un ponte con la Siria in guerra

Nell’allestimento la chiesa di Marsango è affiancata all’ingresso di Aleppo Il patron Finco: «Siamo un’azienda internazionale dove si parlano 12 lingue»

CAMPO SAN MARTINO. Il presepe, la globalizzazione e i possibili intrecci di un messaggio universale: quello della pace nel mondo. È questo il senso del presepe in azienda, fortemente voluto dal presidente Massimo Finco alle Officine Facco di Campo San Martino. Un simbolo religioso per esprimere memoria e vicinanza alla Siria in guerra. Un «mirabile segno», lo ha definito Papa Francesco, da portare «nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze».

Il messaggio è stato colto dall'azienda dell'Alta, leader mondiale negli impianti avicoli, dove Finco ha donato un presepe che – oltre alla dimensione del sacro – esprime i valori dell’azienda e quelli di condivisione e multiculturalità; un pensiero forte va alla Siria, segnata da otto anni di conflitti, a cui è legata la storia di Facco, presente nella terra dell'Eufrate dal 1974. L’allestimento prevede, di fianco al tradizionale scenario, con pecore e galline - richiami a Marsango dove 60 anni fa nacque l’azienda - la riproduzione della chiesa di San Prosdocimo, affiancata alla gradinata di ingresso della cittadella di Aleppo, monumento storico il cui fulcro è una fortezza medievale. «Proprio da quell’ingresso», ricorda Finco, «entravamo in città negli anni in cui abbiamo iniziato a lavorare con la Siria. Ho fatto ricreare, grazie alle foto dei nostri archivi, anche l’antica casa della Città Vecchia dove alloggiavamo, che all’epoca era una tavolozza di colori e di giardini rigogliosi». È proprio un ponte, simbolo del transito, che ricollega il luogo della nascita di Gesù a un villaggio siriano, con una moschea dal cui minareto il Muezzin richiamava alla preghiera, e un vero stabilimento Facco riprodotti con grande attenzione ai dettagli, che discretamente si inseriscono nel contesto religioso della rappresentazione. Un intrecciarsi di simboli, storia vissuta e condivisa con persone, da Damasco ad Aleppo, Maarat al-Numan, Latakia, Ugarit che tutta la Facco ha nel cuore, e richiamo al valore della multiculturalità. «Siamo un’azienda internazionale, che deve la sua forza non solo al nostro impegno e passione, ma anche al viaggio, al dialogo e alle relazioni profonde e durature che abbiamo in oltre 70 paesi. La diversità, dentro e fuori, ci ha resi forti, attenti alle necessità di tutti. In azienda, grazie alle nostre persone, parliamo 12 lingue diverse. Ogni giorno qualcuno di noi è in viaggio verso mete lontane oppure accogliamo clienti da ogni parte del mondo. A loro abbiamo riservato spazi dedicati nella nostra sede, nel rispetto delle necessità, anche religiose di tutti. Questa cultura del rispetto ci identifica». E poi il forno, le Palme, la Noria, la grande ruota idraulica che conduceva l’acqua alle abitazioni della città di Hama. Un concentrato di simboli e storia, che racconta come l'azienda sia diventata qualcosa di speciale, a Marsango e nel mondo. —

Silvia Bergamin

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