Il preside D’Ambrosio «La visita di Mattarella gratifica il lavoro di Vo’ per una nuova scuola»

Il dirigente dell’istituto Negri è pronto ad accogliere lunedì pomeriggio il Capo dello Stato per l’avvio del nuovo anno. «Siamo onorati»  
MORSEGO -FOTOPIRAN - VO' - PRIMO GIORNO DI SCUOLA
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l’intervista

Dirige l’Istituto Comprensivo di Lozzo Atestino, che comprende anche la scuola “Guido Negri” di Vo’ da dove lunedì pomeriggio il presidente della Repubblica aprirà l’anno scolastico, da appena un anno ed è prepotentemente salito agli onori della cronaca, non solo locale, per i suoi metodi di insegnamento innovativi. Procedimenti che il preside Alfonso D’Ambrosio, 42 anni, originario di Angri (Salerno) aveva avviato nei 9 plessi del suo Istituto comprensivo ancora prima del Covid e che durante il lockdown sono stati utilissimi per la didattica a distanza.

Preside, il fatto che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e la ministra Lucia Azzolina abbiamo scelto di aprire l’anno scolastico 2020/2021 da Vo’ è un riconoscimento al lavoro da lei fatto con i ragazzi durante il lockdown?

«Credo che abbiamo dimostrato che la scuola deve uscire dalla tradizionale formazione frontale con l’insegnante sulla cattedra e gli alunni che assistono, deve fornire strumenti critici per permettere agli studenti di leggere il mondo. Deve orientarsi su una didattica nuova, moderna al passo con i tempi. Il vecchio caro libro cartaceo è ancora presente ma ben vengano le lezioni con la robotica. Francamente non ci aspettavamo la scelta del presidente della Repubblica, è evidente che ci gratifica del lavoro fatto con i ragazzi e le loro famiglie durate la chiusura per la pandemia».

Lei è un fermo sostenitore che la scuola va cambiata utilizzando il mezzo digitale. Lo farà presente a Mattarella e alla Azzolina?

«Il digitale è un mezzo potente che deve entrare massicciamente nella scuola. È sottinteso che servono investimenti importanti e continui aggiornamenti da parte del personale docente. Sono anche per l’apertura di un canale d’ascolto che coinvolga le famiglie e il territorio e che deve partire dalla scuola. Gli studenti sono il nostro tesoro, gli insegnati la voce».

La scuola, il corpo docente in particolare, è pronto per questo tipo di cambiamento?

«Parlo in generale. Abbiamo insegnanti demotivati anche perché sottopagati rispetto al resto d’Europa. Bisogna ripartire con investimenti mirati verso il futuro. Non servono solo banchi e sedie, che pure sono importanti in questo particolare momento in cui viviamo».

A proposito di banchi e sedie, cosa pensa dei tanto discussi banchi con le rotelle che sono arrivati anche da voi?

«Le sedie con le rotelle ci sono state fornite dal Ministero, le nostre sono con le ruote bloccabili e ricambiabili. Sono indispensabili per risolvere il problema delle classi-pollaio. In un’aula di 49 metri quadrati a Lozzo Atestino grazie a questi arredi riusciamo a farci entrare 29 studenti rispettando la distanza di sicurezza. In alcuni casi serve fare di necessità virtù. Gli studenti di quella classe rimarranno in aula il meno possibile. Alcune lezioni verranno svolte all’aperto».

Dottor D’Ambrosio, lei lunedì accoglierà Mattarella assieme al direttore generale dell’Usr Veneto, Carmela Palumbo. Cosà dirà al Presidente durante il tour previsto all’interno della Guido Negri?

«Innanzitutto esprimerò un messaggio di grande fiducia verso le istituzioni e verso quelle che saranno le opportunità educative future. La scuola troppo spesso finora è rimasta in balia, soprattutto a livello locale, delle scelte politiche degli amministratori pubblici. Nel caso di questo territorio siamo stati fortunati che i sindaci hanno capito il problema e hanno collaborato. Non sempre però è così. Abbiamo bisogno di una scuola libera da condizionamenti in grado di far fronte, anche economicamente, a tutte le necessità per il bene dei nostri figli che dovranno occuparsi del mondo di domani». —



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