Il prete tuona contro la Rai «Canone per tv spazzatura»

Il parroco di Rustega: «Ora dovranno pagare tutti. Ma che avranno in cambio? Quiz, cucina e dibattiti che sono una babele di insulti. Qui finiscono i nostri soldi»
Di Francesco Zuanon

CAMPOSAMPIERO. Mentre la campagna pubblicitaria della Rai annuncia a tambur battente e ad ogni ora del giorno che «pagare il canone, da quest’anno, sarà più facile e conveniente», arriva da Rustega l’anatema di don Marco Scattolon contro gli sperperi e gli sprechi della tv di Stato e contro la scarsa qualità della sua offerta televisiva.

«Se per noi è più facile da quest’anno pagare il canone, per voi non sia più facile sperperare il canone. Anche la nostra pazienza ha un limite», avverte il parroco di Rustega e Fossalta, nella consueta cartolina domenicale. E don Marco rivela di aver rifiutato gli inviati della Rai alle trasmissioni “La vita in diretta” e “Uno mattina” «perché, per cinque minuti di una possibile intervista, mi avrebbero pagato viaggio, taxi, albergo e un giorno di turismo: mi sembravano spese eccessive». Ieri in chiesa, dal pulpito, don Marco ha ricordato a tutti la questione-canone: «Io parlo alla mia gente, non credo che farò una protesta formale alla Rai», precisa il sacerdote, «perché servirebbe a poco, ma per favore, basta con questa pubblicità martellante sul canone che sembra quasi dire che ci facciano un favore».

Invece a Rustega, come in tutte le parrocchie, «tenere la televisione in oratorio ci costa più di duecento euro di canone». Perciò il parroco chiede alla Rai: «Dove finiscono i nostri soldi del canone? La nostra tv è diventata scuola di cucina più che di cultura; imperversano i giochi a quiz che distribuiscono sogni sui soldi e diseducano tutti». Per non parlare dei dibattiti televisivi, definiti dal sacerdote piombinese «una babele di vociare e di insulti in cui i soldi volano via per pagare personaggi strani, che ti offendono se non la pensi come loro».

In queste settimane in cui si chiede alle famiglie, agli uffici pubblici, alle scuole «giustamente di abbassare il riscaldamento a 18 gradi, le nostre presentatrici Rai sono sempre tutte scollate e a braccia nude: quanti gradi tengono negli studi dei telegiornali? Dov’è finita la coerenza?» si chiede il parroco. Da quest’anno, con il canone direttamente incluso nella bolletta dell’Enel, «finalmente lo paghiamo tutti», aggiunge don Marco Scattolon, «ma con i 500 milioni di euro in più che incasserete, segnalateci quanto ci costano certi presentatori, da Fabio Fazio alla Clerici per le sue frittate, fino a Carlo Conti con i suoi quiz. Cara Rai», conclude don Marco, con un appello che invia direttamente a Roma, «non sprecare i soldi di tutti».

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