Il racconto: "Due giorni di fatica, ma che colori!"
Uno dei protagonisti dell'impresa da San Fidenzio al mare racconta in una sorta "diario di bordo" l'avventura lungo il fiume

MEGLIADINO.
Da un sogno di tanti anni fa, di quando abbiamo comperato usati due kayak, alla realtà di vederlo realizzato: andare dal nostro paese, Megliadino San Fidenzio, al mare per canali. Domenica, alle 17, ormai giunti alla foce del fiume Brenta verso la spiaggia di Sottomarina, la pagaia (il remo doppio) girava praticamente da sola dopo due giorni. Siamo partiti sabato 17 alle 6 di mattina. Eravamo in sei a Megliadino San Fidenzio, poco lontano dalla rotta del Frassine, in località Pra’ di Botte: due “ragazzi” di Roveredo di Guà, Giorgio Maran e Giampaolo Pastorello (fratello di Antonio, presidente del consiglio provinciale di Verona), un giovane di Vescovana, Franco Andreoli, e tre di Megliadino San Fidenzio, Ferruccio e Daniele Buson (che sarei io), con la figlia Chiara di 16 anni, assistiti da Pierluigi Rossato e Fabio Bellini della Protezione civile locale, con l’auto di servizio da poco consegnata.
Sapevamo solo che c’era tanta acqua da muovere: 90 chilometri al mare. E via senza pensare. Sono forti le emozioni, i sentimenti che abbiamo vissuto assieme: impossibile descriverli. La nostra è stata una sfida a quanti ci davano dei matti e noi a rispondere: sì siamo matti, ma con la volontà si può fare tutto! E ne siamo orgogliosi.
Passando per la rotta dell’1 novembre 2010 abbiamo pensato a quanti danni ha causato non il fiume, ma l’uomo che si è dimenticato di aver cura di queste arterie da curare, come i fossi dei nostri campi: ognuno di noi è responsabile, ognuno al proprio posto nella società. Speriamo soprattutto che i grandi vertici politici e tecnici facciano il possibile perché non accada più un altro novembre.
Il Frassine è un torrente ruggente e lo abbiamo sentito e visto nelle “rapide” e nei salti; il Gorzone è più “pacioccone”; il Brenta è enorme e il mare infinito. Abbiamo visto le tante buche del gamberone rosso, che parecchi problemi causa ai canali e agli argini. Di questo problema l’Università di Padova (facoltà di Agraria) con la professoressa Chiara Rizzi ed il laureando Simone Pietrobon, con la collaborazione del Consorzio di Bonifica AdigeEuganeo, sta ricercando una soluzione. Le volpi, che sappiamo essere “furbe”, si sono spostate dalle tane vecchie tappate con il cemento ad altre di nuove… e si vedono! Con la prossima stagione speriamo che piova poco…
Il tratto più bello è dalla Botte Tre Canne, dove il Frassine passa sopra al Fratta Gorzone, alla confluenza dopo Vescovana: l’acqua era limpida come in montagna con tutti i pesci che nuotavano sotto di noi. Il creato e la sua natura sono una meraviglia e non abbiamo gli occhi per scoprirlo. In tutto il tragitto abbiamo visto solo una nutria e tante anatre, martin pescatori, aironi, libellule… che colori… che suoni! Che sogno il nostro!
Siamo arrivati ad Anguillara e la famiglia di Orlando Bernardinello ci ha ospitati per la notte con la cena (grazie alla moglie Maria, con una pastasciutta che ci faceva sognare, e alle figlie Marta e Maria Pia) e la colazione da albergo a cinque stelle. La sera Ferruccio rientrava a San Fidenzio per dover, la domenica, andare al mercatino di Montagnana per il suo impegno di apicoltore, con il suo miele. Al suo posto scendeva in acqua Orlando. E ancora in sei, giù con le pagaie.
Dopo 12 ore e 50 chilometri di canali, ne rimanevano ancora 40, ma ci sarebbe voluto più tempo per la velocità rallentata dell’acqua e poi, passata la chiusa di Cavarzare, l’alta marea che faceva invertire il senso: l’acqua tornava indietro e noi remavamo contro corrente. Si alzava il vento laterale e noi a cercare con le pagaie di far timone e vela nello stesso momento. Che fatica andare avanti.
Alla confluenza con il Brenta, a cinque chilometri dal mare, la pagaia di Giorgio si rompeva e lui…avanti più forte di prima. Ed ecco una visita inattesa e piacevole: Stefano Bruschetta, avioamatore espertissimo di Megliadino San Fidenzio (già famoso per essere stato il primo a
sorvolare il territorio fidentino quel tragico 1 novembre 2010 per documentare i primi istanti della rotta), con il suo aereo acrobatico ci allieta con le sue evoluzioni in aria e festeggia anticipatamente, così, a suo modo l’impresa che andava a compiersi.
A duecento metri dal ponte della Romea, a Sottomarina, si metteva a piovere a dirotto e noi sotto la travata come un ombrello protettore: che fortuna avere il ponte vicino. Dopo una mezzora si è aperto il cielo di luce e via verso l’infinito: che gioia dopo la darsena, le navi, vedere i muraglioni a destra e sinistra e il mare!
Damiano, un amico fidentino munito camion, ci ha caricato i kayak per il ritorno e Luisella (moglie di Daniele) ha invece pensato ad arrivare con i pasticcini, la bottiglia di spumante e le bandiere del gruppo di sbandieratori del nostro paese al vento. Grazie alla determinazione di tutti, che poi era caparbietà, fino allo stremo delle forze, ce l’abbiamo fatta. E’ stata dura, però che gioia. E Chiara di 16 anni? E’ un’eroina. Si è fatta conoscere, nessuno ci credeva, ha rifiutato il traino quando aveva il polso gonfio e lei, testarda, avanti. E il sabato precedente era sul Mulaz (del gruppo delle Pale di San Martino) a 3100 metri di altezza. “Problema” per i genitori che non sanno come riempire lo spazio “motivazione” sulla giustificazione delle assenze a scuola: “indisposizione per malessere” o “supereroe per un giorno”? Ha un sogno dopo questo: conoscere Ligabue, il suo cantante preferito e poi… questo lo diciamo noi: avere l’autografo di Josefa Idem e l’augurio a lei di vincere nella sua ottava olimpiade. Evviva il kayak, evviva i nostri sogni, evviva noi!
Argomenti:alluvione 2010
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