Il senso di Angelo per l’hang: «Mi ha cambiato la vita»

Strumento di metallo simile a una “pignatta”, è prodotto da una ditta di Berna L’odontotecnico musicista Gallocchio ieri ne ha ricevuto uno originale
Di Antonio Gregolin

La storia degli strumenti continua. L’ultimo nato in casa “percussioni” è l’hang. Siamo nel 2000 quando in una cantina di Berna in Svizzera, Felix Rohner e Sabina Schärer forgiano uno strumento idiofono in metallo, che sarebbe stato poi conosciuto nel mondo col nome di “mani”, che in dialetto bernese si dice appunto “han”. Strumento che viene da una lega di metalli forgiati a colpi di martello e incudine, ma che poi esige tatto e delicatezza nel suonarlo. Da allora la bottega artigianale di Berna è diventata una società - la “Panart” - riconosciuta a livello globale, grazie al suo strumento simile aduna pentola col coperchio il cui prototipo fu lo “still drum” balinese.

Figli minori ma con sfumature diverse sono invece i dischi armonici nati dall’hang che poi si sono evoluti in varie parti del mondo, inclusa l’Italia. Guai però confondere il vero “hang” - considerato come lo “Stradivari” del genere - con il disco armonico. La differenza sta nel timbro di forgiatura e accordo del metallo che nel caso dell’hang svizzero, subisce un processo che rimane segreto.

Se sono rari gli strumenti originali, figurarsi i musicisti che li sanno usare. Si calcola che in Italia non siano più di 15 gli esemplari originali e nel Veneto solo tre, uno di questi a Padova suonato da un musicoterapista, possono vantare dimestichezza nel percuotere questo strumento, che produce note tra il melodico e metafisico.

Uno dei suonatori è il vicentino di Noventa, Angelo Gallocchio, odontotecnico di professione, che da più di un anno gira l’Italia con i suoi dischi armonici, che giusto ieri ha ricevuto dalla celebre casa svizzera uno dei quattro hang originali prodotti per il 2013 e distribuiti nel mondo, di cui uno solo il suo destinato all'Italia.

«Di norma» spiega Gallocchio « servono oltre 3 mila euro per acquistare uno strumento originale svizzero. Ma una volta nel mercato il suo prezzo schizza anche ai diecimila. Il problema è la lunga lista di attesa, e poi la ditta produce con il contagocce. A me è andata bene, dopo aver consegnato di persona la richiesta scritta in Svizzera è trascorso appena un anno».

Gallocchio ha incontrato l’hang per caso: «Non sapevo neppure che esistesse uno strumento del genere. Solo un anno fa mi è capitato tra le mani in maniera del tutto fortuita, un vero hang. Un colpo di fulmine. Non esiste però una vera e propria scuola, sono autodidatta: la prima regola èsentire tuo lo strumento. Non sono certo un musicista convenzionale. Per oltre trent’anni sono stato la voce di un gruppo rock di amici di Noventa Vicentina gli “Aer”, che si sono sciolti due anni fa. E qui che mi sono fatto l’orecchio, ma suonare un hang significa avere mani ed orecchio. Tatto e melodia. Questa “pignatta” è forte e dolce nel tempo stesso. Vibra e fa emozionare al tocco dei polpastrelli. L’incontro con questa percussione è una delle cose più belle che mi siano capitate nella vita».

È uno strumento che comunica emozioni: «Basta vedere le persone quando mi ascoltano nelle piazze come nei concerti che sgranano gli occhi, domandandosi come possa una “pignatta di ferro” emettere suoni tanto particolari. È uno strumento che fa la differenza tra il sentire e l’ascoltare, al punto da essere quasi spirituale, crea atmosfere».

L’hang si lascia accompagnare dalla chitarra o dal pianoforte; per ascoltarlo, a Loria (Tv) l’11 maggio, a Marano il 18 a sostegno delle associazioni che si battono contro il pericolo di una cava.

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