Il tesoro di Tiziano Minio torna a casa

Dopo 80 anni al Museo del Santo il trasloco del dossale all’Oratorio di San Rocco grazie alla Fondazione Cariparo
CARRAI - RESTAURO ALTARE TIZIANO MINIO ALL'ORATORIO DI SAN ROCCO
CARRAI - RESTAURO ALTARE TIZIANO MINIO ALL'ORATORIO DI SAN ROCCO

Il dossale - parte dorsale dell’altare cristiano, opera di Tiziano Minio - ricomposto al piano superiore dell’Oratorio di San Rocco, sua sede originale, dopo 80 anni di esilio al Museo del Santo, è bello da cavare il fiato.

Un ritorno alle origini di un tesoro della nostra città che è stato celebrato ieri con tutta la giusta evidenza accompagnata dal dettagliato “racconto” della storia, della tecnica e dell’arte. Insomma, un quadro dell’operazione complessa che ha riportato a casa il dossale di Minio.

Tre pesantissime nicchie, per oltre 5.000 chili che si scaricano sul pavimento, ospitano le immagini di San Rocco, protettore degli appestati, insieme a quelle di Santa Barbara e di Santa Lucia, fiancheggiati da affreschi di Stefano dell’Arzere dedicati alla storia e al martirio della santa protettrice della vista.

Il direttore dei lavori, Romano Cavaletti, spiega le difficoltà di questo trasloco: il grande manufatto, delicatissimo, (si tratta di stucco con polvere di marmo, impreziosito da profilature in oro) è stato resecato in 12 pezzi. E’ esattamente la stessa procedura che era stata adottata agli inizi degli anni Trenta del Novecento da Andrea Moschetti, allora direttore del museo, nel corso dei lavori di ristrutturazione della sala capitolare dell’oratorio.

Infatti, per ragioni di sicurezza aveva trasferito l’altare al Museo del Santo. Cavaletti spiega che è stato necessario rafforzare il pavimento con strutture in acciaio. Si tratta quindi del “ritorno di fiamma” di un’opera d’arte cinquecentesca, pregevole, altrimenti dimenticata. I lavori, finanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, non sono stati privi di difficoltà, pur impeccabilmente eseguiti. Resta, infatti, il problema della scala, con pedata ridotta e terribilmente ripida. Non sarà facile trovare un rimedio perché per correggerne la pendenza sarebbe necessario “resettare” un buon metro quadrato di affreschi al piano di sotto dove Gualtiero da Padova ha dipinto la storia di San Rocco, il grande santo guaritore di bubboni, originario di Montpellier, ma di grande popolarità nella Padova rinascimentale. Di Gualtiero si sa poco, tuttavia ci sono anche riquadri pennellati da Domenico Campagnola e Girolamo del Santo. Ne ha parlato ieri il direttore dei Musei civici Davide Banzato. Lo scultore padovano Tiziano Aspetti detto Minio realizza il suo primo capolavoro autonomo nella sala del Capitolo dell’Oratorio.

Minio aveva attinto allo stile del Sansovino ma era stato anche affascinato dal Falconetto con cui aveva collaborato nei lavori per la Loggia e l’Odeo Cornaro, realizzando la decorazione a stucco di quest’ultimo. Altro lavoro di spicco a Venezia, nella decorazione della biblioteca Marciana.

L’assessore alla cultura Andrea Colasio ha ricordato il match senza esclusione di colpi che aveva visto alla fine dell’800 il Demanio versus il Comune di Padova per la competenza su una serie di opere d’arte. L’aveva spuntata il Comune a cui era stata riconosciuta la competenza anche sull’oratorio di San Rocco.

«Ho accompagnato insieme a Banzato» rivela Colasio «il presidente della Fondazione Cariparo Finotti e il direttore Saro a visitare l’altare di Tiziano Minio. La bellezza dell’opera li ha conquistati e ora siamo coperti dal finanziamento della Fondazione». «Con la ricomposizione del dossale» continua Colasio «Ci siamo riappropriati di uno splendido spaccato dell’arte cinquecentesca che arricchisce il patrimonio d’arte della nostra città. Padova ha la peculiarità di inalberare un orifiamma pittorico che parte da Giotto, passa attraverso Giusto, Guariento, Mantegna, Altichiero e arriva fino al Novecento». Colasio conclude con un auspicio: « Oggi in città c’è un solo “pezzo” classificato dall’Unesco come tesoro dell’umanità: l’Orto Botanico. Ma sono convinto e voglio lavorare perché la città tutta, con i suoi capolavori, sia egualmente classificata a livello internazionale: Padova, tesoro dell’umanità».

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