Il vecchio cercatore d’erbe ora ha i cinghiali come rivali

Il loro appetito annienta il delicato habitat del raperonzolo, e non solo quello L’allarme di Roberto Sgarabottolo: «Ore di cammino per un raccolto decente»
BELLUCO-FOTOPIRAN-TEOLO-RACCOLTA RAPERONZOLO MONTE MOSCALBO' roberto scarabottolo
BELLUCO-FOTOPIRAN-TEOLO-RACCOLTA RAPERONZOLO MONTE MOSCALBO' roberto scarabottolo



. Tempi duri per i raccoglitori di raperonzoli dei Colli Euganei. La ricercata pianta spontanea dalla radice croccante, bianca e molto gustosa come contorno dei piatti di carne ai ferri, è sempre più rara da trovare ai margini dei vigneti e sotto le siepi degli Euganei, a causa dei cinghiali che stanno distruggendo l’habitat.

In anni passati, quando non c’erano le limitazioni sulla raccolta imposte dal regolamento del Parco Colli per la flora commestibile e sopratutto non erano arrivati gli ungulati, per alcuni residenti l’andare a rampussòi costituiva in questo stagione una seppur modica fonte di reddito.

Quelli non consumati per uso familiare venivano infatti venduti ai ristoratori che li proponevano ai clienti con il salame fresco alla brace conditi con un cucchiaio di lardo fuso.

IL RACCOGLITORE

Il settantenne Roberto Sgarabottolo è uno dei più accaniti cercatori di rampussòi (Campanula rapunculus o raperonzolo appunto, della zona dei Colli Euganei. Li raccoglie per uso familiare, ma è un’attività che non lo soddisfa più come una volta, perché gli piange il cuore vedere i danni che creano a questa pianta selvatica i cinghiali.

«Ho incominciato ad andare a rampussòi più di mezzo secolo fa, mi accompagnava sui colli mio papà che conosceva molto bene i luoghi dove trovarli» attacca Sgarabottolo «Li raccoglievamo con le radici grosse un dito, per me era una soddisfazione, un divertimento, anche se avevo l’età delle elementari. Oggi per raccogliere il quantitativo necessario per un dignitoso contorno bisogna camminare ore. I cinghiali rovistando nel terreno con il grugno li sradicano e così distruggono l’habitat».

I SEGRETI

Chiedere ad uno che va a cercare raperonzoli quali sono le zone del territorio dove sono maggiormente presenti, è come farsi indicare da un cercatore di funghi dove crescono di più. «Mio padre era geloso dei posti che conosceva», aggiunge Sgarabottolo «Ricordo che in famiglia quando si parlava di dove li avevamo trovati, cambiava discorso. Anch’io sono geloso delle zone dove crescono e oggi ancora di più visto che sono sempre più rare. Qualcosa comunque sui colli ancora si trova. Mi dicono i colleghi che un tempo li raccoglievano per venderli nei locali, che i titolari di ristoranti e trattorie quando non ne trovano vanno ad acquistarli al supermercato o dall’ortolano. Sono quelli di allevamento, che vanno benissimo solo per chi non ha mai assaporato la bontà di quelli selvatici».

LE ZONE “buone”

Al settantenne di Tramonte non riusciamo a farsi indicare i posti migliori per i rampussòi. «Volendo possiamo parlare più in generale di zone» concede «Oggi le più interessanti dove con un po’ di fortuna si possono trovare sono ovviamente quelle meno battute dai cinghiali. Nelle costiere di Bagnara Alta sopra Carbonara e Zovon ancora se ne trovano, come pure sui terrazzamenti del monte delle aree del Lonzina tra Teolo e Torreglia e nella parte sud del monte Ceva e del monte Novo a Battaglia Terme. Nell’area a sud degli Euganei sono presenti nella radura della Calbarina e sul Mottolone sopra Arquà Petrarca. Tutti cercano di proteggere le proprie zone e bisogna stare attenti ad andare a cercarli nelle “proprietà” di altri». ––

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