Il villaggio su palafitte eretto al Castellaro attraverso i secoli diventa S. Pietro in Gu

Territorio abitato sin dal dodicesimo secolo avanti Cristo Il singolare nome legato a un guado o a una famiglia leader
BELLUCO-FOTOPIRAN-SAN PIETRO IN GU'-CHIESETTA S.MICHELE CONTRADA ARMENDOLA
BELLUCO-FOTOPIRAN-SAN PIETRO IN GU'-CHIESETTA S.MICHELE CONTRADA ARMENDOLA

francesco jori

Allora si chiamavano terramare: villaggi in legno su palafitte, costruiti secondo uno schema ben definito, che suggerisce una struttura di tipo fortificato. “Allora” significa l’età del bronzo, e San Pietro in Gu è proprio uno di questi villaggi, sorto attorno al XII secolo avanti Cristo nell’attuale località di Castellaro, nome che non a caso ricorda un’opera tipica del “Terramare”: il castelliero, terrapieno circondato da un fossato a scopo difensivo, e rimasto in funzione certamente per secoli. Attorno a questo nucleo il villaggio si irrobustisce in epoca romana: già nel secondo secolo avanti Cristo vengono eseguiti lavori di bonifica che recuperano territorio edificabile e coltivabile; e il centro abitato assume un’importanza significativa nel 147 avanti Cristo, quando si vede attraversato da una nuova e importante infrastruttura realizzata dall’Urbe, la via Postumia, direttrice trasversale all’Italia settentrionale da Genova ad Aquileia. È un’arteria su cui si muovono traffici militari e civili; e chi abita lungo di essa ha comunque modo di beneficiare dell’indotto.

Ma anche una superstrada come la Postumia è destinata a decadere quando, caduto l’impero romano, i fiumi non più regolati riconquistano terreno, e le ondate di barbari fanno il resto. Il paese torna alla luce solo attorno al Mille, quando i monaci benedettini di stanza nell’abbazia di San Felice e Fortunato a Vicenza (ambito amministrativo, per inciso, al quale il Comune apparterrà fino al 1853, quando gli austriaci lo passeranno con Cittadella e quindi con Padova) iniziano una capillare azione di bonifica. Nel 1193 il suo nome compare per la prima volta in un documento ufficiale: si tratta di una pergamena che risulta compilata “in villa de Sancto Pietro in Gudi sub domo Rodulfi Gastaldi”.

Quanto al singolare nome del comune, c’è chi lo vuole riferito alla presenza di un guado del fiume Brenta, che scorre lì vicino (San Pietro “in guadum”); ma l’opinione prevalente è che sia legato a una famiglia leader del luogo, “Engudi” o “Hengudi”. Sta di fatto che la dizione “in Gu” appare solo a far data dal 1521.

il saccheggio

Non sono esordi tranquilli, in ogni caso. Già nel 1220 Ezzelino da Romano, che ha il suo caposaldo non molto lontano, tra il Bassanese e il Cittadellese, passa di qui per andare a conquistare Vicenza, e autorizza le proprie truppe a fare quello che oggi si chiamerebbe un esproprio proletario: le case vengono saccheggiate, molte distrutte, sul terreno restano morti e feriti. E nel Trecento si accampa da queste parti l’esercito di Carlo della Pace, nipote del re d’Ungheria, alleato dei Carraresi di Padova, che applica a modo suo una robusta tassa alla popolazione in termini sia di cibo che di soldi.

La pace serenissima

Solo con l’arrivo della Serenissima, all’inizio del Quattrocento, si può contare su un lungo periodo di stabilità, nel corso del quale si insediano sul posto alcune famiglie patrizie vicentine legate alla Repubblica, come Capra, Negri, Cappello, Barbaran, Cuman, Sesso. Ciascuna di esse si fa costruire una villa dove passare le vacanze, e da dove amministrare i terreni agricoli acquistati: il primo a muoversi, fin dal 1407, è Enrico Capra, che acquista l’intero feudo di San Pietro in Gu. In paese c’è una torre difensiva, probabilmente del Duecento: Capra la fa ristrutturare e ampliare, ricavandone un sontuoso edificio che più tardi verrà ceduto alla famiglia Negri, la quale ne manterrà il possesso fino all’inizio del XX secolo. Da segnalare anche villa Zilio, cui fa capo una vera e propria azienda agricola di 130 campi coltivati a risaia, e che passa ripetutamente di mano durante il periodo della dominazione veneziana.

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