Ileana Sonnabend, la gallerista che scoprì l'arte nuova del '900

«Sliced Bologna», opera di James Rosenquist esposta alla Guggenheim
Ha avuto casa a Venezia per più di trent'anni. Ci veniva, con il marito Michael, d'estate, a passare le vacanze, ma anche a Natale e a Pasqua. Un amore - come ricorda il figlio adottivo Antonio Homem - che era nato nel 1964, quando la Biennale assegnò il premio a Robert Rauschenberg, e Venezia divenne per l'artefice del «lancio» internazionale della Pop Art, un posto davvero speciale. Per questo la mostra Ileana Sonnabend. Un ritratto italiano che si è inaugurata ieri a Venezia alla Collezione Guggenheim è un po' un ritorno a casa e un ideale collegamento a Peggy Guggenheim, E proprio il legame con l'Italia è al centro di questa magnifica mostra dedicata alla collezione della gallerista di origine rumena, ma che fece del nomadismo anche l'origine delle sue scelte espositive e di vita, con oltre 60 opere di più di 50 artisti, selezionate appunto da Antonio Homem, che dirige ora la Sonnabend Gallery di New York. Perché Sonnabend fu anche un ponte tra l'arte statunitense e l'Europa e quella italiana «esportata» oltreoceano, nella prima galleria che aprì a New York con Castelli nel '57 - poi trasferita a Soho nel '70 - e in quella parigina aperta nel 1963. E se con Leo Castelli scopre ed espone le opere di Jasper Johns e Robert Rauschenberg e impone il Neo-dada e quindi la Pop Art, da Warhol a Lichtenstein, da Oldenburg a Rosenquist, a Jim Dine, Ileana Sonnabend lancia anche il Pop italiano e l'Arte Povera, valorizza Mario Schifano e Tano Festa, e espone giovani come Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Mario Merz, Giovanni Amselmo, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari.
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