«Immagini cosa sto provando ora»

Immagini cosa sto provando... Il mio avvocato mi ha detto di non parlare. Posso solo dire che mio marito è partito mercoledì mattina per Milano. Aveva un corso con alcuni colleghi e doveva rientrare venerdì». Poche parole con il groppo in gola. Poi Cristina Zaggia, moglie di Mauro Pastorello dal 1985 e dietologa all’ospedale di Monselice, con modi gentili e cortesi chiude la porta di casa dalla quale è spuntata la figlia Gioia, ventenne studentessa universitaria, volto da ragazzina e due occhi spaventati. E’ una donna provata Cristina Zaggia. Ed è comprensibile. All’improvviso il mondo le è caduto addosso. E ora si ritrova con un marito dietro le sbarre per omicidio e una figlia da proteggere. Quel marito che, qualche giorno fa, aveva salutato convinta di rivederlo nel fine settimana. «Conoscevo il signor Pastorello. E le assicuro che siamo tutti sconvolti per quello che è accaduto. È sempre stato stimato da tutti... Un ex militare che è anche un militare dentro ed era stato nel consiglio di quartiere della Stanga (in quota An)» spiega l’avvocato Giuseppe Campisi, nominato legale di fiducia da Mauro Pastorello. Non a caso, appena arrestato e trasferito nella caserma dei carabinieri di Milano in via Moscova, davanti alla bandiera italiana l’uomo ha fatto il saluto militare con colpo di tacco. Domani o al massimo martedì è in programma la convalida dell’arresto davanti al gip. «Lunedì sarò a Milano e nel collegio difensivo entrerà anche un collega penalista» rileva ancora l’avvocato Campisi che incontrerà il suo assistito rinchiuso nel carcere di San Vittore. C’è il timore che Mauro Pastorello possa compiere qualche atto di autolesionismo: «Mi auguro sia guardato a vista. Temiamo il momento in cui si renderà conto di quello che ha fatto...» aggiunge il legale.
Intanto la difesa prepara la sua strategia: pare probabile che sia sollecitata una perizia psichiatrica. Pastorello, infatti, aveva ormai un’idea fissa: riscuotere i soldi perduti. Ma era pure tormentato da un altro tarlo: Curreri aveva mandato a monte il sogno di trasferire nel cinema la sua passione militare. E di difendere l’onore e la memoria di soldati e ufficiali come il colonnello Enzo Venturini, uno degli eroi di Podrute che lui aveva conosciuto. (c.g.)
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