In cella si produce grappa artigianale. C’è chi si ubriaca

PADOVA. La si potrebbe chiamare grappa a chilometro, anzi a “cella zero”. Per chi in carcere non ci hai messo piede è bene spiegare come i detenuti si producono una sorta di grappa, visto che in cella ovviamente non arrivano i super alcolici veri. Delle piccole distillerie clandestine. Principalmente vengono usate pere e kiwi maturi, vengono fatte bollire in una pentola (nella foto il materiale sequestrato giovedì) che viene trasformata in pentola a pressione “saldando” il coperchio con della mollica di pane.
Dopo due o tre giorni il succo viene filtrato con dei tubicini modificati come un alambicco. Il prodotto che ne esce non è particolarmente sano, ma il grado di alcol è simile alla grappa. Tanto da far ubriacare, o comunque rendere alticci i detenuti.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova