«In centro è sempre più dura» Il negozio Giovani dà l’addio

Ultimo giorno di lavoro. Con oggi chiude definitivamente i battenti lo storico negozio di calzature Giovani, di vicolo Sant’Andrea, a due passi dal Pedrocchi. Dopo 39 anni di gloriosa attività il...
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - NEGOZIO GIOVANI CHIUDE DOPO 39 ANNI.
MARIAN - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - NEGOZIO GIOVANI CHIUDE DOPO 39 ANNI.

Ultimo giorno di lavoro. Con oggi chiude definitivamente i battenti lo storico negozio di calzature Giovani, di vicolo Sant’Andrea, a due passi dal Pedrocchi. Dopo 39 anni di gloriosa attività il titolare, Lino Nalesso, ha deciso di abbassare le serrande una volta per tutte. I motivi? La crisi in primis, ma anche una città che non faciliterebbe l’arrivo delle persone in centro storico.

«Dal 2011 in poi la situazione è andata via via peggiorando», spiega dispiaciuto il titolare. «Non solo le persone comprano meno ma c’è anche molto meno passaggio in centro. Questo perché mancano i parcheggi e la gente preferisce andare nei centri commerciali piuttosto che venire in città».

Il punto vendita di vicolo Sant’Andrea non era l’unico a Padova. Inizialmente Giovani era presente con ben quattro negozi: uno in piazzetta Pedrocchi, il primo aperto nel 1978, uno in piazza Insurrezione, e ben due in vicolo Sant’Andrea. Poi, uno dopo l’altro, hanno chiuso e ora non era rimasto che quest’ultimo. «Pensavo di poter lasciare l’attività a mia figlia, mai avrei pensato di trovarmi in una simile situazione, in cui invece di guadagnare ho cominciato a rimetterci soldi». Nalesso prima di arrivare a questa sofferta decisione ha tentato di sopravvivere alla crisi, ma alla fine non ce l’ha fatta. «Mi è dispiaciuto molto per i miei dipendenti. Una volta erano sette, adesso ero rimasto con due. E a gravare non è stato più di tanto l’affitto del negozio, quanto l’assenza di persone che vengono in centro e comprano», continua il commerciante. «Il negozio è stato un punto di riferimento per la moda e le novità calzaturiere soprattutto a cavallo degli anni ’80-2000 quando ancora la manifattura di pregio italiana era apprezzata e le cineserie e il low cost dovevano ancora invadere il nostro mondo. Se avessi chiesto 10 centesimi a ogni foto fatta alla vetrina da qualche rappresentante oggi sarei milionario. Ma purtroppo la qualità del prodotto non viene più premiata nonché il servizio attento di un personale preparato e disponibile.  La globalizzazione sta inghiottendo le piccole realtà».

Alice Ferretti

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