IN EDICOLA / Ludwig, omicidi tra politica e religione

PADOVA. Peccava di eccessivo ottimismo chi riteneva che il caso Ludwig fosse stato risolto in chiave giudiziaria con la condanna definitiva a 27 anni degli imputati Wolfgang Abel e Marco Furlan in relazione ai 10 omicidi a sfondo politico-religioso commessi dal 20 maggio 1982 al 4 marzo 1984 ma non per quelli avvenuti dal 1977 al 1981. In realtà le dinamiche omicidiarie legate a queste "esecuzioni" appaiono più complesse e variegate, legate ad una vera e propria setta, come sembrerebbe evidenziare un'inchiesta parallela avviata a partire dal l 2010 dalla Procura di Venezia e affidata ai carabinieri del Ros. La spietatezza di Ludwig trova conferma nei numeri: 28 morti e 39 feriti.
La minuziosa ricostruzione dei fatti, con vari retroscena e intrecci, viene narrata nei due libri su Ludvig dal titolo "Setta mortale" , scritti dal giornalista Enzo Bordin, editi dal Gruppo Finegil e pronti ad uscire con le testate dei quotidiani "Il Mattino di Padova", "La Tribuna di Treviso", "La Nuova Venezia" ed "Il Correre delle Alpi" nell'ambito della Collana "Delitti e Misteri nel Nordest". La prima parte è in edicola a partire da venerdì 14 giugno, mentre la seconda uscirà venerdì 21 giugno. I lettori avranno tre settimane di tempo per acquistarli.
L'inchiesta delle Procura lagunare si ripropone di ripercorrere quel periodo di sangue alla ricerca non solo gli eventuali complici materiali di Abel e Furlan ma anche i "burattinai" occulti di Ludwig, organizzazione segreta di stampo neonazista con caratteristiche simili ad una setta che, per la prima volta in Italia, ha praticato modalità esplicite di terrorismo rituale lasciando dietro di sé ampie zone d'ombra, a partire dal mai identificato terzo uomo, se non addirittura di un quarto.
Si registra il prevalere dell'ispirazione magico-religiosa sull'approccio ideologico, con retroscena e misteri intrecciati tra loro fino a formare un "unicum" che prende a riferimento il "Gott mit uns" (Dio è con noi) antico motto dell'Ordine dei Cavalieri Teutonici fondato in onore di San Giorgio. Motto fatto proprio del re di Prussia e dai successivi imperatori. Lo troviamo inciso sulla fibbia delle cinture dell'esercito tedesco durante la Prima guerra mondiale. Terminato il conflitto e decaduta la monarchia, il piccolo esercito della neonata Repubblica di Weimar (Reichswehr) mantiene il motto sulle fibbie sui cinturoni inserendovi un'aquila simbolo della Germania. Con l'avvento del nazismo )1933) la fibbia rimane invariata fino al 1936, quando al posto dell'aquila di Weimar trova spazio un'aquila in posizione di riposo, con tanto di svastica negli artigli. Il motto "Gott mit uns" rimane però invariato.
Negli omicidi rivendicati da Ludwig per "giustiziare" barboni, preti, gay e giovani da discoteca che pensano solo a drogarsi e "scopare " l' aquila con la svastica tra gli artigli rappresenta il tratto distintivo dei volantini scritti con caratteri runici. Il motto "Dio è con noi" dei Cavalieri Teutonici ci riporta a San Giorgio, il loro patrono, preso a simbolo da Ludwig per realizzare un "laboratorio della paura" con appartenenze culturali ed ideologiche isolo in parte riscontrabili nell'estremismo nero di Ordine Nuovo. In Ludwig emergono estrapolazioni filosofico-religiose dei pensieri di Eraclito, Aristotele, Nietzsche, Kierkegaard ed Hegel, ma anche riferimenti legati al culto delle dea Kalì e dell'associazione indiana Ananda Marga che, in Italia, ha la sede nazionale proprio a Verona, dove all'epoca abitavano Abel e Furlan, immersi in un brodo primordiale di mitologie nordiche, fiabe nere e filosofemi sui quali tessere le loro elaborazioni omicide. Le rivendicazioni di Ludwig fanno riferimento a fatti compiuti fin dal 25 agosto 1977.
In realtà la setta "nera", nutrita di pane e nazismo, potrebbe essere stata operativa fin dai dai primi anni Settanta, quando furono commessi due atroci omicidi a sfondo punitivo-religioso nei confronti di altrettanti "peccatrici". Nel primo caso fu rinvenuto a San Giorgio della Scala, in provincia di Verona, il cadavere di una prostituta con la testa mozzata a colpi d'accetta. Alcuni mesi dopo, a San Giorgio in Bosco nel Padovano, analogo trattamento di decapitazione venne riservato ad un'altra "presunta bella di notte" .
A quel tempo (1973) il settimanale "Veneto Sette" dedicò al fatto un'intera pagina dal titolo: "Una strage religiosa", mettendo in collegamento la circostanza che entrambi gli omicidi avevano come riferimento simbolico San Giorgio, simbolo dell'indomito cavaliere a cavallo che decapitava il drago maligno intento ad infierire contro pulzelle e persone indifese. Anche se il drago, figura polimorfa, mal si presta a letture semplicistiche.
Rievocando le varie tappe dei crimini commessi da Ludwig, i riferimenti a San Giorgio appaiono molteplici e sembrano obbedire ad una simbologia sinistra. D'altronde appare improbabile che Abel e Furlan, per quanto dotati di un'intelligenza superiore alla media, abbiano potuto dirigere, organizzare e attuare da soli esecuzioni così spietate ma efficacemente eseguite. L'inchiesta avviata dal procuratore aggiunto di Venezia Carlo Mastelloni sta scavando da tre anni nelle viscere di Ludwig. Si sospetta che Abel e Furlan fossero soltanto un piccolo ingranaggio di una una sovrastruttura neonazista che, come un'idra a più teste, operava nel terrore da decenni servendosi di "cani sciolti, strumentalizzati e plagiati,"usati in taluni casi come esecutori finali di delitti punitivi da "delirio etico" ed in altre occasioni utilizzati come capri espiatori a loro insaputa. Già in passato più di un pentito aveva puntato il dito sugli ambienti di Ordine nuovo Ma le loro voci non trovarono eco. Venerdì prossimo il seguito di Ludwig, la seconda parte.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova