In manette una banda di rapinatori

L’operazione “Spada nel cuore” dei carabinieri inchioda dieci persone. Loro il colpo al Monte Paschi del 2015

CITTADELLA. “Era uno sguardo d’amore, la spada è nel cuore e ci resterà...”: per mesi i carabinieri di Cittadella hanno dovuto sorbirsi il vecchio successo di Little Tony, sottofondo costante delle intercettazioni ambientali effettuate nell’auto di Cristian Visentin, 36 anni, di Cittadella, capo indiscusso della banda di delinquenti smantellata dagli uomini del capitano Giuseppe Saccomanno. L’operazione “Spada nel cuore” ha permesso di arrestare cinque persone arrestate e altrettante sono state sottoposte a misure cautelari per rapine e furti. E non solo: nel curriculum anche incendi, intimidazioni a colpi di arma da fuoco e spaccio.

Gli arresti. Oltre a Visentin, sono finiti in carcere Davide Cavazza, 42, di Loreggia, Paolo Paralovo, 45, di Berra, in provincia di Ferrara, Daris Orlando, 41, di Tezze sul Brenta, nel Vicentino. Ai domiciliari Andrea Scalco, cittadellese di 38 anni. Divieto di dimora in provincia di Padova per il quarantanovenne ferrarese Domenico Vitiello. E infine, obbligo di dimora a Cittadella per Charli Gabrieli, 29 anni, Ketty Ruffato, 32, Laura Didonè, 31 e Andrea Marcon, 30.

I colpi. Alla banda viene attribuita la rapina messa a segno nel febbraio del 2015 al Monte dei Paschi di Siena di Cittadella: il colpo fruttò 50 mila euro. Poi la tentata rapina nel marzo dello stesso anno alla gioielleria “Cinzia” a Mirabello nel Ferrarese, la tentata rapina al Credito Valtellinese ancora a Cittadella in aprile, oltre a una serie di furti di auto e nelle auto effettuati tra Tezze sul Brenta e Castello di Godego (Tv). Per chiudere il cerchio sui dieci componenti della banda - cui viene contestata l’associazione a delinquere - i militari hanno dovuto avvalersi dei più tradizionali metodi di indagine, dagli appostamenti ai pedinamenti. Giorno e notte, a piedi, in bici e in auto. Perché Visentin e compagni le avevano pensate tutte per sfuggire e sviare le indagini. Ma andiamo con ordine.

Le indagini. L’attività investigativa dei carabinieri di Cittadella si focalizza su Paolo Paravolo dopo la rapina al Monte dei Paschi: lì furono trovate delle tracce biologiche che hanno portato i militari al ferrarese che per mettere a segno le rapine si vestiva da donna. E pare avesse pure il phisique du role: corpo sottile, gambe esili, lineamenti morbidi. Una parrucca e l’abito adatto e il gioco era fatto. Indagando su di lui i carabinieri hanno scoperto che durante un periodo di detenzione nel carcere di Ferrara, aveva conosciuto Cristian Visentin e proprio lì, fra le sbarre, è nata la loro “collaborazione”. Visentin, per altro, è una vecchia conoscenza degli uomini dell’Arma della città murata. Abita vicino alla caserma, ed era solito tenere d’occhio gli spostamenti dei militari osservandoli dalla finestra di casa sua con un binocolo.

Le perquisizioni. Il pubblico ministero Benedetto Roberti ha ordinato 35 perquisizioni che hanno permesso ai carabinieri di sequestrare parrucche, materiale vario per i camuffamenti, due pistole illegalmente detenute, pistole scacciacani, riproduzioni fedeli di vere pistole, taglierini e taser - strumenti del mestiere - ma anche materiale di “contro-intelligence”, come disturbatori di frequenze e rilevatori di microspie.

I ruoli. Visentin era il capo indiscusso e temutissimo della banda. Era lui a prendere le decisioni e a dare ordini. Ed era scrupolosissimo. Nel pianificare i colpi applicava una perizia notevole: insieme ai complici effettuava sopralluoghi, faceva un vero e proprio inventario dei sistemi di sicurezza e videosorveglianza, calcolava con il cronometro i tempi di fuga, verificava la vicinanza degli obiettivi alle caserme dei carabinieri. Tutti gli altri seguivano le sue direttive. Il ruolo delle donne, invece, era di fiancheggiatrici: fornivano alla banda supporto logistico e li “accompagnavano” in auto in molti loro spostamenti.

Le contromisure. Visentin e compagni non lasciavano nulla al caso. Non solo utilizzavano disturbatori di frequenza e rilevatori di microspie per assicurarsi di non essere nel mirino delle forze dell’ordine. Almeno ogni due settimanesottoponevano le loro auto a una vera e propria bonifica dalle cimici. E ne hanno pure trovate. Cosa che, tuttavia, non ha impedito loro di proseguire nelle scorribande. Nel corso di una rapina i militari sono riusciti a ricostruire tutti gli spostamenti di Paravolo, riscontrando che si è cambiato d’abito ben quattro volte. E poi gli stessi delinquenti pedinavano e controllavano gli spostamenti dei carabinieri di Cittadella.

Le attività collaterali. Per finanziare la loro impresa criminosa Visentin e i suoi avevano messo in piedi anche un giro di spaccio di stupefacenti: nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati circa 60 grammi di cocaina e un etto di hashish. A Visentin viene contestato di aver dato alle fiamme le auto di tre clienti che tardavano a pagare. A un quarto ha sparato una raffica di colpi di arma da fuoco - a salve - sotto casa.

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