In tre a processo per usura ed estorsione

ARZERGRANDE. Ha testimoniato in aula dietro un paravento, una barriera posta tra lui - vittima - e i tre uomini - imputati per usura ed estorsione (uno di loro all’epoca brigadiere della finanza deve rispondere anche di corruzione) - che per anni lo hanno tenuto sotto scacco, approfittando della sua situazione di difficoltà economica, facendolo precipitare in un vortice di disperazione.
La vicenda risale al 2008. Un commerciante che conduce una storica attività commerciale da tempo accusa i colpi della crisi. Il paese è piccolo, la concorrenza delle grandi strutture di vendita spietata. Ha bisogno di liquidità che le banche però non gli concedono. Tra marzo e maggio di quell’anno il commerciante entra in contatto con Antonio Salvino, di Sant’Angelo di Piove (è difeso dal penalista Carlo Augenti) che gli concede un prestito di 50 mila euro facendosi promettere la restituzione dell’intero capitale maggiorato di 25 mila euro a titolo di interessi. Nello stesso periodo Carmelo Russo, di Pontelongo, (difeso dall’avvocato Alberto Di Mauro), all’epoca brigadiere della guardia di finanza a Chioggia, consegna al commerciante costretto a dar seguito al patto usurario per il precedente prestito con Salvino, altri 20 mila euro, pretendendo che gliene fossero restituiti 30 mila. Tra ottobre del 2008 e il febbraio del 2009 la spirale dei debiti inghiotte il negoziante che è costretto a cercare ancora denaro. Lo trova da Fabio Sartori, di Codevigo (avvocato Davide Scarso) che gli consegna in due occasioni 20 mila euro pretendendo interessi per diecimila.
Gli affari del negozio vanno sempre peggio, l’esercente è costretto a chiedere soldi in prestito per far fronte ai debiti con i suoi usurai. Che iniziano a minacciarlo. Pesantemente. «Ti ammazzo”, «Guarda che i soldi costano», Preparami i soldi perché se non finisci male, ti entro in negozio con il camion», «Mando qualcuno ad ammazzarti», «Vado in ospedale da tua madre e la faccio morire»: sono solo alcune delle minacce subìte e riferite dalla vittima in aula e che configurano per i tre imputati l’accusa di estorsione.
Un terzo capo di imputazione riguarda il solo Carmelo Russo ed è la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. All’epoca Russo era brigadiere della guardia di finanza a Chioggia. Abusando della sua posizione e facendo leva sulla forza intimidatrice derivante dalla sua qualifica, in più occasioni costringeva il negoziante a fornirgli gratuitamente materiale.
Secondo il racconto fornito dalla vittima, costituitasi parte civile nel processo a carico dei tre e difesa dall’avvocato Marco Lombardo, avrebbe versato complessivamente almeno 550 mila euro: i tre, infatti, continuavano a chiedere interessi sugli interessi delle somme che il negoziante di volta in volta non riusciva a restituire per intero. La vicenda ha avuto serie ripercussioni sul commerciante, che ha dovuto ovviamente chiudere l’attività. In questi anni ha cercato di rimettere insieme i pezzi della sua vita, trovandosi un nuovo lavoro e sforzandosi di gettarsi questa brutta vicenda che lo ha coinvolto alle spalle, senza tuttavia rinunciare a cercare giustizia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova