Incendio all'Arcella: «L’autorimessa andata a fuoco non aveva alcun permesso»

PADOVA. L’autorimessa di via Annibale da Bassano andata a fuoco a luglio non era in realtà un rimessaggio per camper ma un semplice capannone industriale. O meglio questa era la sua destinazione d’uso. Le verifiche riguardo alla regolarità dell’attività, di proprietà di Marcello, Marina, Rossella Levante e di Lorenza Benincasa, sono nate in seguito allo scoppio dell’incendio che ha coinvolto l’intero capannone nel pomeriggio del 18 luglio scorso. All’interno erano custoditi diversi camper, per la maggior parte andati distrutti per le violente esplosioni. Secondo una stima i danni dei soli mezzi si aggirerebbero attorno al milione di euro, ma Marcello Levante aveva dichiarato di avere una copertura assicurativa.
A distanza di poche ore dal rogo la Procura ha aperto un’inchiesta per sospetto dolo. Inchiesta tutt’ora in corso. Intanto c’è chi si è occupato di verificare la regolarità dell’autorimessa, in primis il settore Commercio del Comune, che ha subito riscontrato che l’attività di rimessaggio non era stata oggetto di preventiva Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) da parte dei membri della famiglia Levante. La Scia, è la dichiarazione che consente alle imprese di iniziare, modificare o cessare un’attività produttiva senza dover attendere i tempi e l’esecuzione di verifiche e controlli da parte degli enti competenti. Entro 60 giorni dal ricevimento della Scia la pubblica amministrazione deve accertare il possesso e la veridicità dei requisiti dichiarati dall’imprenditore, in caso negativo deve adottare i dovuti provvedimenti: vietare la prosecuzione dell’attività ed eventualmente applicare sanzioni.
Tutto ciò nello stabilimento dell’Arcella non è avvenuto, tanto che proprio il settore Commercio accortosi della mancanza del documento iniziale ha emesso un provvedimento di diffida per l’esercizio dell’attività di rimessa veicoli. La legge che disciplina l’attività in questione è il Dpr 480/2001 e prevede che la stessa sia subordinata all’invio di una Scia. Nonostante però ci si trovi di fronte a un esercizio abusivo, come nel caso dell’autorimessa di Levante, non è prevista alcuna sanzione.
Non è tutto qui. Dal comando dei vigili del fuoco fanno sapere che non è mai pervenuta alcuna istanza relativa ad autorizzazioni di prevenzione incendi da parte dei gestori. Un fatto anomalo visto che la legge dice che per spazi adibiti ad autorimesse superiori ai 300 metri quadrati (come il capannone di Levante), c’è l’obbligo di presentare il progetto ai vigili del fuoco che solo dopo un sopralluogo per verificarne i requisiti di sicurezza, danno il benestare all’attività. Infine le assicurazioni. Se l’attività non era regolare per destinazione d’uso, mancata Scia e assenza dei titoli di sicurezza, l’assicurazione pagherà? In caso contrario chi rimborserà i camperisti?
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