Infermieri, in 3.500 per un posto. Bus da Napoli per il concorso

PADOVA. Un esercito di 3.548 candidati: in tanti, il prossimo 7 ottobre, si contenderanno un posto di infermiere per l’Usl 15 Alta Padovana. L’esame si terrà al Palafabris: il 7 ottobre arriveranno da tutt’Italia, e molti dal Sud, per la preselezione. Talmente tanti che da Napoli partiranno addirittura dei pullman dedicati, prezzo del biglietto dai 50 ai 60 euro. L’organizzazione è pubblicizzata con diversi post sul profilo Facebook “Viaggi e concorsi”.
Un fenomeno che non poteva passare inosservato e che ha sollevato immediate polemiche dopo quelle, recenti, sull’assegnazione delle cattedre agli insegnanti meridionali. «Nelle assunzioni vanno garantite maggiori tutele ai veneti», lancia il consigliere regionale della Lega Nicola Finco, denunciando il caso dell’Usl di Padova, ma anche di un analogo concorso a Vicenza (3.375 candidati per un posto) e segnalando appunto i “tour” dal Sud organizzati sui social.
«La soluzione è una sola», afferma Finco, «regionalizzare i concorsi attribuendo maggior titolo a chi risiede sul territorio, esattamente come in Alto Adige. Vorrei poi capire se i candidati meridionali, destinatari da sempre di voti di laurea più generosi dei nostri, sono in grado di garantire ai pazienti una qualità di servizio di assoluta eccellenza frutto di anni di studio in atenei come quelli veneti». E se Finco chiede uno stop alle «migrazioni concorsuali», il sindacato della sanità solleva un altro tipo di problema: «Un tempo le norme contrattuali prevedevano che i lavoratori restassero almeno due anni», spiega Stefano Tognazzo della Uil, «Con le nuove disposizioni del governo Renzi non è più così e il risultato è che molte persone che arrivano da fuori chiedono la mobilità appena finita la formazione. Questo comporta costi e lungaggini burocratiche per la loro sostituzione, nonché la necessità di formare altre persone. La soluzione non è quella di blindare i concorsi: sarebbe discriminatorio. È giusto che il posto vada ai più preparati. Ma, appunto, con le nuove disposizioni, c’è il problema di perdita della continuità».
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