Infettata in ospedale muore una quarantenne

Da Palermo arriva nell’Azienda ospedaliera di Padova per sottoporsi a un intervento destinato ad asportare un meningioma, un tumore delle meningi solitamente benigno scoperto a livello del rachide cervicale. È il 3 settembre 2012. Il 19 novembre successivo Maria Vita Patrizia Curatolo – appena 41 anni, un marito e due figli che oggi hanno 7 e 4 anni – muore per le conseguenze di una meningite batterica. Una meningite causata da un’infezione contratta nel corso del ricovero ospedaliero. L’autorità giudiziaria palermitana aveva aperto un’inchiesta dopo la denuncia dei familiari: ora il procedimento penale è stato trasferito alla procura padovana ed è finito sul tavolo del pm Federica Baccaglini che, ieri, ha incontrato la madre della donna, Michela Vinci Curatolo, assistita dai difensori, gli avvocati Stefano Pellegrino e Maurizio D’Amico del foro di Marsala. Al momento non ci sono indagati ma agli atti c’è la consulenza ordinata dalla magistratura siciliana. «Maria Vita, dopo essere stata operata, è andata incontro a un’infezione batterica da Staphilococcus Epidermidis (contratto nel corso dell’intervento chirurgico di asportazione)... Il processo infiammatorio si è complicato per l’insorgenza di idrocefalo iperteso e flogosi purulenta delle meningi... Dagli accertamenti medico legali» scrivono nelle conclusioni i professori Cettina Sortino, Emiliano Maresi e Filippo La Seta, «è possibile rilevare che il decesso sia riconducibile ad arresto cardiorespiratorio per shock settico... da sovrainfezione batterica sistemica». I consulenti spiegano la signora aveva contratto un’infezione batterica in occasione del ricovero, pur sottolineando che «non è possibile individuare con assoluta precisione il momento in cui è avvenuto il contagio: se nel corso dell’intervento per inadeguata disinfezione della regione cutanea, oppure per inadeguata sterilizzazione dei ferri chirurgici; se nel corso delle medicazioni o mediante il drenaggio chirurgico che costituisce una porta d’ingresso per i batteri della flora cutanea». E aggiungono che il comportamento diagnostico e terapeutico dei sanitari padovani è stato conforme al complesso di regole tecnico-scientifiche della scienza medica.
Nel marzo 2012 viene riscontrato il meningioma a Maria Vita che avverte disturbi di tipo neurologico. Consigliata da un’amica, si rivolge alla struttura ospedaliera padovana e viene ricoverata il 28 agosto. Il 3 settembre l’intervento. «Ci affidammo ciecamente nelle mani del primario, il professor Scienza, tranquillizzati circa la semplicità dell’operazione» spiega in lacrime la mamma, «Voglio giustizia». Dopo 5 ore sotto i ferri, la profilassi antibiotica e una settimana di degenza, Maria Vita è dimessa e torna a casa il 10 settembre. È l’inizio di un calvario. Il 19 settembre il nuovo ricovero a Villa Sofia di Palermo: gli esami rivelano una meningite batterica trattata con altri antibiotici e anche un idrocefalo (accumulo di liquido cerebrospinale). Il 25 del mese le dimissioni. Maria Vita, però, sta sempre peggio. Il 3 novembre ennesimo ricovero. Il 12 novembre, ormai in coma, viene trasferita in Terapia intensiva, è intubata e sottoposta a intervento di decompressione liquorale nel cranio. Il 19 novembre la morte.
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