Ingegnere capo del Comune alla sbarra

Concorso in abuso d’ufficio: Mario Raniolo, dirigente del settore Urbanistica di Monselice, rinviato a giudizio con altri due tecnici
Di Cristina Genesin
Monselice 19 Lug 2013.La costruzione oggettodi un presunto abuso edilizio in via dle Porto n. 2 a Monselice..ph. Zangirolami
Monselice 19 Lug 2013.La costruzione oggettodi un presunto abuso edilizio in via dle Porto n. 2 a Monselice..ph. Zangirolami

MONSELICE. Il giudice non ha avuto dubbi: indizi e prove sono sufficienti per spedire a processo gli imputati. Nessuno slittamento dell’udienza. Neppure – come richiesto da alcune difese – in vista di un’eventuale sanatoria edilizia: il reato – se compiuto – riguarda il passato e ciò che sarà nel futuro nulla c’entra con una precedente violazione delle norme, sempreché sia accertata. Ecco la decisione del gup padovano Laura Arcaro che, accogliendo al richiesta del pm Sergio Dini, ha rinviato a giudizio il dirigente del settore Urbanistica del Comune di Monselice, l'ingegnere Mario Raniolo, 61 anni, residente a Spinea nel Veneziano, l'architetto monselicense Chiara Anali, 33 anni, e il geometra Paolo Anali, entrambi di Monselice, tutti difesi dai legali Mariastella Marigo, Silvia Piermarocchi e Michele Godina. Le accuse? Concorso in abuso d'ufficio e nella violazione di alcune norme del Testo unico in materia di edilizia. Il processo comincerà il 10 maggio davanti al tribunale di Padova.

Il 15 maggio 2012 l’Ufficio guidato dal dirigente dell’Urbanistica, l’ingegnere Raniolo – prima capo ufficio tecnico a Vigonovo poi a Spinea dove diventa anche dirigente, prima di vincere il concorso a Monselice nel 2010 – rilascia il permesso di costruire un’abitazione plurifamiliare in via Porto 2, a due passi dall’argine del canale Bisatto proprio sulla fascia di rispetto fluviale. L’edificio risulta di proprietà di Mafalda Cervellin, deceduta poco tempo prima, mamma del geometra Anali che del cantiere risulta il direttore dei lavori, mentre la figlia-architetto firma il progetto. Tutto a posto? Niente affatto. Il Genio civile non sarebbe mai stato interpellato. Anzi successivamente ha espresso parere negativo nell’ipotesi di un’eventuale sanatoria, marchiando quella costruzione come abusiva. Tanto che il 9 marzo 2013 il Comune, in sede di autotutela, annulla il permesso nonostante l’abitazione risulti già al grezzo avanzato. Abitazione che non risulta più giustificata da alcun atto amministrativo. Il capo d’imputazione contesta ai tre il fatto che il permesso di costruire sia stato rilasciato benché le carte depositate presentate a corredo della richiesta fossero incomplete (prive di elaborati grafici relativi allo stato di fatto e di comparazione e del nullaosta idrogeologico, indicati come «documenti necessari per la regolarità della pratica»). Un “dettaglio” mai emerso nel corso dell’istruttoria in Comune. In più l'immobile si troverebbe all'interno dell'area di rispetto arginale, fascia larga 10 metri, stabilita per la tutela idrogeologica in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico.

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