Inneggiarono all'omicidio D'Antona e Biagi: sette padovani condannati a due anni

Il 3 giugno 2007 imbrattarono il centro storico dell'Aquila durante una manifestazione contro il "carcere duro" previsto dal 41 bis
L'ex edificio occupato dal Gramigna
L'ex edificio occupato dal Gramigna
L'AQUILA. Ci sono anche sette padovani, legati ai centri sociali, tra i giovani condannati alla pena di due anni di reclusione dopo avere imbrattato il centro storico aquilano durante una manifestazione contro il carcere duro che si tenne all'Aquila il 3 giugno 2007.


L'evento ebbe risalto nazionale in quanto la città fu scelta come sede per un corteo organizzato per protestare contro il regime carcerario del 41 bis. All'Aquila affluirono manifestanti da tutte le parti d'Italia. Un'iniziativa che voleva soprattutto appoggiare le proteste della brigatista rossa, Nadia Desdemona Lioce, detenuta nel carcere del capoluogo abruzzese e sottoposta al carcere duro dopo la sentenza passata in giudicato per gli omicidi dei giuslavoristi Massimo D'Antona e Marco Biagi.


Con l'accusa di apologia degli omicidi dei due giuslavoristi, sono stati condannati: Chiara Alessi, 30 anni, di Padova; Valentina Masiero, 25 anni, di Padova; Angelo

Adolfo Tomaselli, 47 anni, di Verona ma residente a Venezia; Michele Magon, 27 anni, di Venezia ma residente a Padova; Luca Geroin, 36 anni, di Verona; Mattia Boscaro, 30 anni, di Padova; Dario Nardin, 30 anni, di Vigonza; Mario Ronzani, 29 anni, di Padova; Alessandro Salotto, 32 anni, di Padova; Domenico Tavani, 38 anni, di Genova; Andrea Toniolo, 27 anni, di Venezia.


Il pubblico ministero Fabio Picuti aveva chiesto per gli imputati la condanna a 5 anni di reclusione. Alessi, Tomaselli, Magon e Geroin saranno gli unici a non beneficiare della sospensione della pena.


Il corteo attraversò tutto il centro dell'Aquila, ma nonostante slogan dai toni forti e

provocatori non ci furono i disordini temuti. Durante il passaggio della manifestazione, però, i muri di alcuni palazzi storici vennero imbrattati con bombolette spray e comparvero delle scritte.


Il 23 novembre è stata fissata l'udienza a carico di un altro gruppo di manifestanti. Le indagini erano state fatte dalla Digos, che dislocò decine di agenti lungo il percorso di quella manifestazione. Gli accusati furono comunque incastrati grazie a una serie di fotografie e filmati.

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