Allarme sversamenti nel Padovano: trovate tracce di Pfas nei corsi d’acqua

La campagna Operazione Fiumi promossa da Legambiente. Analisi anche nei canali Brentella e Piovego. A preoccupare gli esperti gli inquinanti usati per agricoltura e industria

Alice Ferretti

Padova continua a fare i conti con gli effetti dell’inquinamento industriale nei propri corsi d’acqua. L’allarme arriva ancora una volta dalla campagna itinerante “Operazione Fiumi – Esplorare per custodire”, promossa da Legambiente Veneto e realizzata con il supporto tecnico di Arpav e il contributo di Coop Alleanza 3.0 e Bcc Veneta Credito Cooperativo.

Durante la tappa padovana, l’attenzione si è concentrata anche su due corsi d’acqua artificiali, spesso dimenticati ma fondamentali per la rete idrica locale: il canale Brentella e il Piovego. Mentre i livelli di Escherichia Coli risultano entro i limiti di legge, destano preoccupazione la forte pressione antropica e la possibile presenza di sostanze inquinanti come Glifosate e Pfas.

Gli esiti delle analisi batteriologiche mostrano che i due corsi d’acqua in questione non presentano criticità immediate.

«I punti campionati nei canali padovani Brentella e Piovego non destano particolari preoccupazioni sul fronte della qualità della depurazione», ha spiegato Francesco Tosato, portavoce di “Operazione Fiumi”, «rimanendo entro i limiti allo scarico, anche se con valori leggermente superiori allo standard consigliato di 1000 unità batteriche MPN/100ml». Gli Escherichia Coli, indicatori certi di contaminazione fecale recente dovuta a scarichi non depurati, restano quindi sotto controllo. Ma non è tutto.

A preoccupare gli esperti non sono solo i batteri fecali, ma anche il possibile carico chimico che grava sui due canali. Glifosate e Pfas sono sostanze ampiamente usate in agricoltura e industria: la prima è un erbicida a largo spettro, ormai onnipresente nei campi e, di conseguenza, anche nei corsi d’acqua.

I secondi, noti anche come “inquinanti eterni”, sono composti chimici usati per impermeabilizzare materiali e presenti in numerosi prodotti di uso quotidiano. Le analisi dell’Arpav degli anni scorsi hanno mostrato come in alcune zone del Veneto, tra cui anche la provincia di Padova, le acque siano già contaminate da queste sostanze, soprattutto nella zona del sito industriale ex Miteni, a Trissino, da cui il fenomeno ha avuto origine.

Nel 2024, l’Arpav ha documentato il superamento dello standard di qualità ambientale per il Pfos, uno dei più pericolosi tra gli Pfas, nelle acque superficiali e di falda di diversi territori, inclusi quelli padovani. Già l’anno scorso, a Piove di Sacco, nel Brenta, erano state riscontrate concentrazioni significative di Pfas.

In questo contesto, Brentella e Piovego si trovano a raccogliere il peso di un carico antropico elevato: attraversano aree densamente popolate, ricche di attività agricole e siti produttivi. Il rischio è che i canali diventino veicoli silenziosi per inquinanti invisibili, capaci di accumularsi nel tempo nel suolo e nelle acque sotterranee.

Nell’attesa dei dati relativi a Glifosate e Pfas, previsti per dicembre, è fondamentale mantenere alta l’attenzione su questi canali. Anche in assenza di superamenti critici dei batteri fecali, la presenza di sostanze chimiche persistenti rappresenta una minaccia a lungo termine per l’ambiente e la salute pubblica.

 

L’iniziativa di Legambiente proseguirà il monitoraggio nei prossimi mesi, con l’obiettivo di accendere i riflettori su corsi d’acqua centrali per la qualità dell’ecosistema locale.

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