Inquirenti alla ricerca di parenti della vittima

RUBANO. Kazimier Konieczko dovrebbe essere morto da un mese e per cause naturali: conferme ufficiali mancano ancora, ma per ora si esclude che il decesso del 53enne polacco sia da imputare ad altro. Un malore quindi, non un delitto. L’uomo, senza fissa dimora, era stato ritrovato martedì pomeriggio privo di vita e in avanzato stato di decomposizione all’interno di villa Rebecca, lungo via della Provvidenza a Sarmeola. Era lì da circa un mese, probabilmente, e nessuno pare si sia accorto del corpo, anche perché Kazimier aveva oscurato la porta sul retro, nella stanzetta che occupava, con una coperta: invisibile, pertanto, dall’esterno. Viveva da solo, dopo la separazione dalla compagna italiana da cui aveva avuto un figlio. E nessuno l’ha mai cercato, tanto che a trovarlo è stato casualmente il giardiniere che periodicamente va a falciare l’erba nella villa diroccata e in disuso da anni.
«Personalmente non lo conoscevo», dice il sindaco Sabrina Doni, «sebbene qui a Sarmeola in tanti lo vedevano girare, specialmente in bicicletta. Non sapevo, quindi, che vivesse nella casa abbandonata, anche perché non si è mai rivolto al Comune per chiedere aiuto o un sussidio. Non ha mai avuto la residenza a Rubano, così come la sua ex compagna e il figlio. Dispiace umanamente e attenderemo la conclusione delle procedure burocratiche per sapere se sono stati individuati parenti che possano occuparsi del funerale: in caso contrario non ci esimeremo dal provvedere noi».
La vita per Konieczko non era stata facile: ultimamente aveva chiesto un aiuto anche alla parrocchia di Sarmeola. «Era stato aiutato dal nostro Centro di Ascolto Caritas», racconta il parroco, don Paolo De Zuani, «ma era da diverse settimane che non lo vedevo più. Pensavo, come capita sovente, che avesse trovato stabilità o si fosse trasferito. Non immaginavo certo che la realtà fosse così diversa».
Al centro Caritas lo ricordano come una brava persona, sempre gentile. «L’anno scorso ci siamo occupati di fornirgli un aiuto», ricorda la coordinatrice Pasquina Gentilini, «per rifornirlo di vestiti e delle borse alimentari della spesa. Cercava lavoro e gli abbiamo fornito alcune indicazioni, ma purtroppo il periodo è difficile per tanti. Era sempre gentile ed educato e mostrava a tutti, con tenerezza e affetto, la foto del figlio, cui era molto affezionato e che teneva sempre con sé, dentro il portafoglio. Credo non avesse però più contatti con lui da tempo. Non lo vedevamo, comunque, da un po’ e non sapevamo nemmeno avesse trovato riparo dentro villa Rebecca. Doloroso è stato apprendere cosa gli è capitato: se sarà celebrato un funerale, sicuramente non mancheremo di partecipare».
Cristina Salvato
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